Oggi esploro Sant’Eustachio, piccolo rione raccolto, con un’anima fatta di strati antichi, rituali quotidiani e meraviglie barocche.
Il micro-percorso (0,8 km) è racchiuso in pochi isolati: ogni angolo rivela memorie, suggestioni e storie stratificate da oltre duemila anni, definendo un genius loci intimo e potente.
❶ Prima tappa: cerco l’Arco della Ciambella, nascosto tra vicoli stretti.
Mi appare improvviso, curvo e imponente, a una decina di metri d’altezza. È ciò che resta delle Terme di Agrippa, le prime pubbliche di Roma (12 a.C.). Qui aleggia anche la leggenda di una Madonnella che pianse nel 1796 durante l’invasione francese. Intorno, tracce di cornici antiche, pietre arrotondate, frammenti che suggeriscono l’antica cupola andata perduta. L’arco, con la sua solida eleganza, ha resistito a demolizioni, restauri e abbandoni, testimone silenzioso di una Roma imperiale e di devozioni popolari.
❷ A due passi, entro al Caffè Sant’Eustachio, storico locale aperto nel 1938.
Appena varco la soglia, il profumo di caffè tostato a legna mi avvolge, denso e aromatico. Tutto è fermo agli anni ‘30: specchi, lampadari rétro, pavimenti a mosaico. Sorseggio al tavolo il famoso caffè con la sua schiuma dolce e cremosa, frutto di una miscela segreta di arabica, lavorata ancora oggi in un tostino d’epoca. Mi colpisce anche il cervo bianco, simbolo del Santo che dà il nome al luogo e al rione. Qui il rito del caffè si fonde con la memoria e il gusto di una tradizione romana viva ancora oggi. Il Caffè Sant’Eustachio (piazza Sant’Eustachio 82) è aperto tutti i giorni, dalla mattina alle ore piccole.
❸ La terza tappa mi porta dentro il Palazzo della Sapienza, oggi sede dell’Archivio di Stato.
Appena entrato nella Sala Alessandrina, la grandiosità del luogo mi colpisce: tre navate scandite da pilastri decorati sostengono altissime volte a vela. Progettata da Borromini tra il 1632 e il 1667 per papa Alessandro VII, questa antica biblioteca universitaria conserva intatta la sua atmosfera di silenzio e conoscenza. Le teche espongono libri preziosi e documenti storici. La Sala Alessandrina è visitabile solo durante mostre o aperture straordinarie. Anche se chiusa, vale la pena ammirare il palazzo da fuori (Corso Rinascimento 40). L’accesso ai cortili e all’atrio è generalmente consentito.
❹ Ultima tappa: entro a San Luigi dei Francesi, chiesa nazionale francese, cuore dell’arte barocca a Roma.
Fuori è sobria, costruita nel Cinquecento su disegno di Della Porta e Fontana per Caterina de’ Medici, ma all’interno svela una ricchezza decorativa sorprendente. Punto culminante è la Cappella Contarelli, con le tre opere straordinarie di Caravaggio dedicate a San Matteo: la Vocazione (parete sinistra), il Martirio (destra) e Matteo e l’Angelo (sull’altare). Il gioco teatrale di luce e ombra cattura subito lo sguardo. Ammirando anche opere di Domenichino e Plautilla Bricci, percepisco l’intreccio tra storia francese e arte italiana che rende questo luogo un autentico gioiello. San Luigi dei Francesi è aperta tutti i giorni 9:30-12:15 e 14:30-18:30; l’illuminazione dei quadri di Caravaggio è a obolo richiesto.
In questo breve itinerario ho percorso venti secoli di Roma: dalle terme imperiali alla tradizione del caffè, dalla cultura delle biblioteche alla forza espressiva del barocco. Ogni passo è un viaggio nelle storie che continuano a vivere tra i muri della città.
Tram 8 Arenula/Cairoli per andare, Metro A Barberini per tornare. La visita si può fare in qualunque giorno (meglio feriale, meno afflusso); per la Sala Alessandrina tenere d’occhio gli open day. Budget: circa 4 euro, per caffè e luci del Caravaggio.