Oggi mi immergo in uno dei rioni più antichi e legati al fiume di tutta Roma: Ripa.
Il suo nome significa letteralmente “riva”, perché qui il Tevere è sempre stato protagonista. Porto di mercanti, sbarco per pellegrini, rifugio di leggende: questo è Ripa. Il mio viaggio segue quattro tappe che raccontano come il fiume abbia plasmato pietre, miti e storie.
❶ Inizio il mio percorso nel luogo dei traffici commerciali dell’antica Roma: il Foro Boario.
Spicca subito lui, il Tempio di Ercole Vincitore. Un tempio circolare perfetto, con venti colonne corinzie in marmo bianco che hanno sfidato secoli e inondazioni. Risale circa al 120 a.C. e rappresenta l’edificio in marmo più antico ancora conservato a Roma. Non è un caso che sorga qui: il Foro Boario era il mercato del bestiame, crocevia tra il Tevere e i colli circostanti. Ercole era il protettore dei commercianti e dei mercanti d’olio: la leggenda narra che fu proprio un ricco mercante, Marcus Octavius Herennius, a finanziarne la costruzione. Oggi posso ammirare l’esterno liberamente, a qualsiasi ora del giorno. L’interno invece si visita solo su prenotazione, tramite la Soprintendenza. È incredibile pensare a quanta storia sia passata tra questi colonnati: mercanti, pellegrini, traffici di olio e lana, raccontati dalle pietre e dal respiro lento del fiume accanto.
❷ Mi sposto di pochi passi, attraverso la strada, e raggiungo uno dei luoghi più iconici di Roma: piazza della Bocca della Verità. Qui si erge la Basilica di Santa Maria in Cosmedin.
Il campanile romanico a sette piani di bifore svetta silenzioso tra auto e turisti. Le origini risalgono al VI secolo e il nome “Cosmedin” deriva dalla comunità greco-bizantina che la frequentava: significa “ornata”. All’interno ammiro l’architettura medievale, colonne recuperate da edifici antichi e le opere d’arte bizantina. Ma sotto il portico mi aspetta la vera attrazione: la Bocca della Verità. Un grande disco di marmo, forse un antico tombino della Cloaca Maxima o parte di una fontana romana, reso celebre dalla leggenda medievale che racconta come morda la mano di chi mente. Ancora oggi vedo file di visitatori che infilano la mano con un sorriso e un brivido di superstizione. La basilica è aperta tutti i giorni dalle 9:30 alle 17:50, con ingresso gratuito.
❸ Dal Foro Boario attraverso piazza Bocca della Verità, costeggio il Tevere e raggiungo il Ponte Fabricio. Eretto nel 62 a.C., è considerato il più antico ancora in uso a Roma. Camminando sulle sue arcate di peperino, lascio la città rumorosa e metto piede su un fazzoletto di terra tra due rive: l’Isola Tiberina.
Lunga appena 300 metri, ha una forma allungata che ricorda una nave, ancorata lì per sempre. E non è un caso: nel 293 a.C., durante una pestilenza, i Romani mandarono una delegazione in Grecia a chiedere aiuto a Esculapio, dio della medicina. Tornarono con un serpente sacro, simbolo del dio, che scese dalla nave e nuotò fino all’isola. Fu interpretato come un segno: qui edificarono il tempio di Esculapio e la pestilenza cessò. L’isola fu rivestita in travertino e scolpita come uno scafo; ancora oggi restano tracce visibili di questa “nave”. Oggi sopra il tempio sorge la chiesa di San Bartolomeo, e vicino l’Ospedale Fatebenefratelli, attivo dal 1585. Durante la guerra, qui i medici salvarono ebrei inventando il famoso “Morbo K”. L’isola è sempre aperta e accessibile a tutti.
❹ Lascio l’Isola Tiberina e mi incammino verso il colle Aventino. La salita è breve ma ripida. Arrivo così al Parco Savello, che i Romani chiamano con il nome di Giardino degli Aranci.
Questo spazio verde nasce sulle rovine di una fortezza medievale, appartenuta un tempo alla famiglia dei Savelli. L’attuale giardino prende forma nel 1932, quando furono piantati alberi di arancio amaro, creando un luogo intimo, silenzioso, sospeso sopra la città. La leggenda dice che fu San Domenico, nel 1220, a portare qui il primo arancio, piantandolo nel vicino convento di Santa Sabina. Passeggio tra i sentieri profumati, raggiungo la terrazza e davanti a me si apre Roma intera: il Tevere, l’Isola Tiberina, Trastevere e la cupola di San Pietro. Il momento migliore per andarci è al tramonto: quando il cielo si tinge di rosa e oro, il giardino diventa un piccolo teatro sul Tevere. È aperto tutti i giorni, orario di chiusura variabile, ma al calare del sole la magia è assicurata.
Questo percorso nel rione Ripa è un intreccio di mito, fede, commercio e umanità. Dal Foro Boario, antico cuore mercantile, alla Bocca della Verità che sfida bugie e turisti, dall’Isola Tiberina che galleggia tra cura e leggenda, fino al Giardino degli Aranci, balcone silenzioso su una città senza tempo. Camminando qui, sento quanto le storie di ieri continuano a modellare la Roma di oggi. E mentre il Tevere scorre, Roma resta: viva, stratificata e sorprendente.