Oggi esploro il rione Campitelli, in cerca delle storie della Strenna dei Romanisti.

Ho pensato a cinque tappe, con cui cogliere l’anima di quest’area che per secoli, anzi millenni, è stata il centro ideale della storia e della politica cittadina. Dalla leggendaria fondazione fino ai giorni nostri, nel rione del Campidoglio è passata la grande Storia.

❶ La prima tappa è Via dei Fori Imperiali, appena fuori dalla Metro B “Colosseo”.

Camminarci sopra è davvero impressionante: questa strada collega il Colosseo con piazza Venezia, ed è come leggere un libro di storia a cielo aperto. Vedo i resti dei Fori di Cesare, Augusto, Nerva, Traiano, tutti lì, sotto i pini, insieme alla Basilica di Massenzio che svetta imponente. È un asse trionfale e scenografico, inaugurato nel 1932 sotto il fascismo, e si chiamava allora “Via dell’Impero”. È giusto ricordare che per aprirla fu necessario demolire le case medievali di un interno quartiere, il quartiere Alessandrino, e l’intervento non fu certo indolore. Oggi questa strada è famosa anche per la parata del 2 giugno. Un consiglio: arrivarci la mattina presto, quando la luce sulle rovine è magica.

❷ Da lì non posso non notare il complesso del Vittoriano. Quel marmo bianco abbagliante, completato nel 1935 su progetto di Sacconi, è dedicato al re Vittorio Emanuele II ed è più conosciuto con il nome di Altare della Patria.

Mi colpisce subito la statua equestre al centro, e alla base il sacello del Milite Ignoto, sempre vigilato dalla guardia d’onore che non si ferma mai. Già da sotto è impressionante, ma salire sulla Terrazza delle Quadrighe è un’esperienza unica. Da lassù, a 70 metri d’altezza, Roma si apre a 360 gradi: vedo i Fori, il Colosseo, e persino la cupola di San Pietro, quasi come se potessi toccarli. Le due quadrighe di bronzo rappresentano l’Unità d’Italia e la Libertà.

❸ Adesso scendo, e risalgo per la ripida scalinata che porta alla Basilica di Santa Maria in Ara cœli.

Sono ben 124 gradini, una vera prova di equilibrio e resistenza fisica, costruiti nel 1348 come voto per la fine della peste nera. La cosa affascinante è che i gradini sono in marmi antichi “di spoglio”, cioè recuperati da altri edifici romani ormai in rovina: si pensa fossero del tempio di Serapide sul Quirinale. La basilica stessa ha una storia lunghissima e il nome Ara cœli – “altare del cielo” – è legato a una leggenda sull’imperatore Augusto. Nel Medioevo era la sede del Governo comunale. Qui parlò Cola di Rienzo, e Petrarca fu incoronato poeta. All’interno ci sono tesori: gli affreschi del Pinturicchio, la tomba disegnata da Michelangelo e una copia del miracoloso “Pupo de Roma” (o Santo Bambinello), purtroppo trafugato nel 1994 e mai ritrovato.

❹ Dall’Ara cœli alla piazza del Campidoglio il passo è breve. Qui sento subito la mano di Michelangelo: il pavé ha un disegno geometrico, perfetto e ipnotico. Ai lati della piazza ci sono due “palazzi gemelli”: Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo, che incorniciano al centro la statua equestre di Marco Aurelio (la copia), mentre sullo sfondo si erge un terzo palazzo: il Palazzo Senatorio.

Se l’Ara cœli è la sede medievale del Governo cittadino, Palazzo Senatorio è la sede moderna. Proprio lì dentro ritrovo una delle storia della Strenna, narrata da Marco Ravaglioli: “I Cioccetti. Storia di una famiglia romana” (2024). La storia racconta di quando, tra il 1958 e il 1961, fu sindaco Urbano Cioccetti. Sono anni cruciali, quelli delle Olimpiadi romane del 1960: un periodo di grande slancio per la città, e lui vive quel momento chiave proprio da sindaco e in quel palazzo.

Urbano Cioccetti a Palazzo Senatorio

Ma la biografia di Ciocchetti è anche un viaggio a ritroso, uno spunto per raccontare la storia della intera famiglia Cioccetti, radicata a Roma fin dal primo Seicento, quando Girolamo, giovane tessitore originario di Amelia, si trasferì nel rione Colonna in via Paolina. Da allora, i Cioccetti intrecciano le loro vicende con i quartieri romani: alla Regola lavoravano i pellami; al rione Ponte c’era la bottega del barbiere, che divenne fulcro di socialità. Con l’Ottocento, tra la Roma papale e la nuova Capitale, Gaetano Cioccetti si reinventa imprenditore, mentre Giovanni si afferma nella ferramenta. Il Novecento vede Ezio, tra la burocrazia e l’edilizia, impegnato anche nel fervido mondo dell’associazionismo cattolico, prima di lasciare al figlio Urbano la sindacatura di Roma negli anni delle Olimpiadi del 1960. Tutto insieme si disegna un affresco vivo di una Roma in continua trasformazione, popolata da personaggi emblematici di una piccola borghesia cittadina, capace però di guardare lontano.

❺ L’ultima tappa sono i due palazzi ai lati della piazza, che ospitano i Musei Capitolini, considerati il museo pubblico più antico del mondo.

I Musei sono stati fondati nel 1471 da Papa Sisto V, che donò al popolo romano delle statue antiche in bronzo. Poi nel tempo la collezione si è ampliata e oggi è immensa. Nel Palazzo dei Conservatori vedo i simboli di Roma: la Lupa Capitolina, l’originale della statua di Marco Aurelio, i pezzi monumentali del Colosso di Costantino. Nel Palazzo Nuovo ci sono capolavori come la Venere Capitolina, il Galata Morente e la Pinacoteca con opere di Caravaggio e Tiziano.

Il mio viaggio nel rione Campitelli finisce qui. È davvero incredibile pensare a quanta storia, quanta arte e soprattutto potere siano concentrati in così poco spazio. Questo colle è un libro vivente, che come capitoli sovrappone le memorie dell’Impero, del Papato, del Rinascimento e dell’Italia moderna, convivendo tutte insieme. Forse, la riflessione finale è proprio questa: ogni pietra è memoria viva. Mi invita a guardare oltre la superficie e a continuare la scoperta.