Nel 544 i Goti tornano. A guidarli c’è un nuovo re, Totila “l’Immortale”, che si accampa alla Magliana, all’ottavo miglio della Via Portuense-Campana, nell’odierna località Campo Merlo, appena fuori dal Raccordo Anulare.

Dopo due anni di assedio il Re Immortale espugna Roma. E ancora una volta Belisario riesce nell’impresa e libera la città, ricacciando Totila alla Magliana.

La situazione di stallo si protrae per qualche anno, al punto che l’accampamento dei goti diventa un paesotto, esteso dalle rive del Tevere all’attuale via della Magliana. Lo storiografo Procopio di Cesarea ne parla nel settimo libro del De Bello Gothico e ci tramanda il toponimo di Αλγηδών (Algidon), dal nome di un fiumiciattolo, forse l’attuale fosso di Campo Merlo.

Nella città gotica, secondo il racconto di San Gregorio Magno (papa dal 590 al 604), si compie il miracolo di San Cerbone (Dialoghi, 4, 3). Cerbone è un vescovo toscano, incarcerato per aver offerto rifugio ai soldati di Belisario. Condotto all’accampamento di Totila, il vescovo viene gettato in un’arena, per essere sbranato da un orso famelico. La belva però, posta di fronte all’uomo di fede, piega il collo e incomincia a baciarne i piedi. “A quel punto”, scrive San Gregorio, “è chiaro a tutti che il cuore della belva si è fatto umano, mentre il cuore degli uomini si è reso simile a quello delle bestie”.

La ricerca dei resti della città gotica della Magliana ha appassionato gli archeologi: sul terreno saranno di certo rimaste stoviglie, armi, palificate difensive. Nel 2001 a Campo Merlo si incomincia a scavare, a più riprese e a grandi profondità. Non affiora nulla. Alla fine gli archeologi si arrendono: la città di Totila va cercata altrove.


(articolo aggiornato il 11 Giugno 2022)