Al pontificato di Leone IV seguiranno tempi di burrasca.

La città di Roma e il dominio nella Chiesa sono contesi da usurpatori e fazioni organizzate: quella emergente dei Carolingi (divisi a loro volta in Franchi orientali filo-germanici e Franchi occidentali filo-francesi) e quella degli sconfitti Longobardi, rappresentati dai Duchi di Spoleto, sconfitti ma mai arresi.

In questo clima da finimondo Benedetto III, acclamato papa il 17 luglio 855, regnerà per appena un mese: il 21 settembre infatti si presenterà in Laterano l’anti-papa Anastasio, che non esiterà a denudarlo in pubblico, indossando le sacre vesti subito dopo.

Benedetto III peraltro si ricorda per aver regnato una seconda volta (855-858), richiamato a furor di popolo dopo gli eccessi del suo usurpatore. E, memore del brutto episodio, fa costruire nuove fortificazioni. Si deve a lui di aver cinto con una cortina muraria l’Episcopio di Porto, la sede vescovile della diocesi marina, trasformandola in una cittadella militare. La cittadella lungo la via Portuense, più volte abbellita nel tempo, è visitabile ancora oggi.

L’Episcopio di Porto sarà presidiato per dodici anni, a partire dall’864, da un uomo dal temperamento energico: il vescovo Formoso.

Formoso è un uomo pienamente immerso nel suo tempo, ed è il leader della fazione dei Franchi orientali, con potenti amicizie in Germania, contrapposta a quella degli occidentali, capitanata dal nuovo pontefice Giovanni VIII.

Uno dei primi atti di Giovanni VIII sarà proprio scomunicare il vescovo Formoso, costretto ad abbandonare l’abito vescovile e la diocesi di Porto nell’876.

Nell’883 c’è però un capovolgimento di fronte: il nuovo papa Martino, filo-occidentale, revoca la scomunica e concede a Formoso una seconda nomina a vescovo di Porto (883-891).

E a sorpresa, nel conclave dell’anno 891, a prevalere è proprio Formoso, che nonostante il diritto canonico vieti espressamente ai vescovi di diventare pontefici, con un colpo di mano si fa eleggere nuovo papa.

Papa Formoso si dimostrerà un governante dal piglio deciso: cercherà di ritagliare per la Chiesa un ruolo autonomo, smarcandosi sia dai suoi sostenitori di un tempo, sia di contenere i nuovi sostenitori, e infine guardandosi le spalle dal potente duca Guido II di Spoleto della fazione longobarda.

Il risultato purtroppo sarà fare scontenti tutti: al punto che nell’aprile 896, dopo una serie di campagne militari sfortunate, papa Formoso morirà in circostanze misteriose, probabilmente dopo aver bevuto un veleno.

Sbrigativamente seppellito nella Necropoli vaticana, papa Formoso sarà ben presto dimenticato.

Eppure nove mesi dopo, nel febbraio 897, si presenta a Roma una donna furibonda di nome Ageltrude, in cerca proprio del cadavere di Papa Formoso.

Ageltrude è la donna più potente della sua epoca: duchessa di Spoleto, è a capo della fazione longobarda dopo la morte del marito Guido II. La donna proclama ai quattro veni il suo odio per papa Formoso, reo di aver tradito il defunto marito e, soprattutto, di aver negato al figlioletto Lamberto II il suo sostegno per diventare re d’Italia. E reclama a gran voce il suo diritto alla vendetta postuma, in base all’istituto longobardo del guidrigildo, che consente a chi ha subito un torto di rivalersi su chi lo ha compiuto, se ancora in vita; o in mancanza, sul suo cadavere.

Il nuovo pontefice Stefano VII, neanche a dirlo, è impaziente di assecondare le aspettative assai poco cristiante di Ageltrude.

Di lì a breve viene istituito un processo post mortem contro papa Formoso, che passerà alla Storia come “Sinodo del cadavere”.

Gli incaricati di papa Stefano vanno dunque nella Necropoli vaticana e riesumano il corpo di Formoso. Ricompongono al meglio il cadavere, lo abbigliano con le sacre vesti, gli mettono in testa la tiara, in mano il pastorale, e quindi trasportano la salma in Laterano facendola accomodare sul trono vescovile, che esiste ancora oggi nell’abside della basilica.

Papa Stefano legge una dopo l’altra le accuse, in una macabra messinscena. Riemerge la vicenda della scomunica ricevuta in gioventù da Formoso ai tempi di Giovanni VIII. Uno scomunicato – dice l’accusa – è indegno di diventare papa!

Ma c’è un’accusa formale ancora più insidiosa: Formoso è il vescovo di Porto, e il diritto canonico vieta di diventare papa a chi sia stato già elevato a vescovo.

Poco importa che anche il nuovo papa Stefano, prima di diventare papa, sia stato vescovo anche lui.

Arriva dunque la sentenza, che dichiara Formoso indegno usurpatore. E arriva anche la condanna postuma.

Il cadavere di Formoso viene denudato degli abiti sacri, gli vengono staccate tre dita della mano destra in modo che Formoso non possa mai più impartire benedizioni; e infine il cadavere viene consegnato alla folla, che ne fa scempio e infine lo getta nel Tevere.

Della macabra vicenda ci rimane un celebre dipinto di Jean-Paul Laurens: Le pape Formose et Étienne VII (1870).


(articolo aggiornato il 19 Marzo 2023)