12 aprile 1850, Pio IX torna a Roma. È di nuovo il papa-re e ha le mani finalmente libere per riprendere in mano i progetti di modernizzazione: benedice le nuove invenzioni del telegrafo e del francobollo; ammoderna acquedotti, bonifica paludi, fonda ricoveri per indigenti; abbozza un primo embrionale sistema di previdenza sociale. Di pari passo, però, abroga la costituzione democratica della Repubblica Romana e ripristina la pena di morte: a Roma bisogna cambiare tutto, perché tutto resti com’è.

Una delle prime realizzazioni è l’Istituto agrario di carità “Vigna Pia”. Si tratta di una tenuta fondiaria di 22 ettari, sulla destra della via Portuense, costituita tra il 1850 e il 1851 con donazioni del principe Torlonia, della principessa Wolkonski e dell’ordine religioso dei Frati Minimi.

Il corpo di fabbrica principale, il Convitto, è gestito dalla congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo e ha la funzione di alloggio e scuola per “orfani e altri garzonetti più sventurati”, tutti in età di lavoro, cioè dai 7 ai 21 anni. Gli ospiti ricevono la prima alfabetizzazione (imparano a “leggere e far di conto”), accompagnata dalla formazione teorica in agronomia (la coltivazione e l’amministrazione della terra) e agrimensura (la misurazione dei campi).

Segue poi la fase pratica dell’apprendistato, articolato in tre attività pratiche: l’orticultura (l’affidamento individuale di un fazzoletto di terra), la cerealicultura (la coltivazione collettiva di un latifondo, con ruoli specializzati) e infine la viticultura (la cura del vigneto e delle altre culture pregiate).

Terminato l’apprendistato arriva il collocamento a servizio, in una famiglia rurale o in un’impresa agricola.

Il Convitto, a pianta quadrata, ha un interno cavo sul quale si affacciano i ballatoi (lunghi camminamenti balconati), che danno accesso ai dormitori. Una forma architettonica simile si ritrova nelle opere destinate alla “vita comunitaria di eguali”, come le carceri e i conventi. Il Convitto rivolge il prospetto principale al Tevere, ed è sormontato dallo stemma papale tra due cornucopie colme di grano.

Anni dopo, nel 1889, il Convitto sarà ampliato con un corpo longitudinale più basso: il Padiglione di Leone XIII. Il 23 aprile 1891 l’intero complesso subirà seri danni, per lo scoppio della vicina Polveriera di Monteverde. Nel 1932 la tenuta si trasformerà in parrocchia rurale, cedendo via via gli spazi agrari alla crescente urbanizzazione. Il portale monumentale d’ingresso e la cappellina sulla via Portuense sono oggi scomparsi. Sopravvivono alcuni casali. Il fabbricato del Convitto è oggi una scuola privata.


(articolo aggiornato il 13 Ottobre 2022)