Il circuito di visita del Drugstore Museum comprende altri due settori della Necropoli Portuense: uno su via Riccardo Bianchi (Vigna Pia), nel giardino del ristorante La Carovana; e un altro al di sotto di uno stabile condominiale in via Ravizza, 12.
Il primo settore affiora nel luglio 1998, durante i sondaggi archeologici, propedeutici all’apertura di un cantiere per la realizzazione di un garage. Emerge per primo un grottone, cioè l’ingresso di un’antica cava di tufo. Poi, un esteso settore necropolare.
Gli scavi archeologici, iniziati nel 2000, si protraggono per un paio di anni, cui segue una fase di restauro delle pitture e l’istallazione di tettoie protettive (2006). L’area, a sua volta, si suddivide in due strutture: un sepolcro familiare quadrato e un grande colombario rettangolare, suddiviso in cinque stanze.
Il sepolcro familiare è delimitato per tre lati da un filare di laterizi, mentre sul quarto appoggia direttamente alla parete tufacea. Nelle pareti interne sono riconoscibili tre nicchie ad arcosolio, con rivestimento intonacato. Nella parete tufacea è presente un grande arcosolio, nel quale gli archeologi hanno rinvenuto due olle cinerarie intatte.
Il pavimento è decorato in mosaico, con tessere bianche e nere, con motivi a scacchiera incorniciati da una fascia nera e alcuni elementi figurativi. In un riquadro è presente il ritratto a mezzo busto della defunta Atilia Romana. Il suo nome, insieme a quello del coniuge Atilius Abascantus, ci sono consegnati da un’epigrafe.
Nel sepolcro sono presenti anche delle tombe a forma delimitate da muretti, realizzate in una fase successiva. Esternamente infine è presente una sepoltura isolata, con copertura a cappuccina e un tubulo per l’inserimento delle offerte votive.
Il colombario presenta dimensioni maggiori, rispetto al sepolcro familiare e si trova ad una quota inferiore di un metro circa. Anche il colombario, come il sepolcro familiare, presenta una delle pareti addossata direttamente al costone tufaceo.
Grazie al ritrovamento di una lastrina marmorea con epigrafe rubricata (di colore rosso), conosciamo di uno degli impresari funebri costruttori del colombario: Zithace. Il colombario, ci comunica la lastrina, è destinato “ai liberti e alle liberte, e alla loro discendenza”, cioè a schiavi che hanno acquisito la libertà.
La struttura, al suo interno, è suddivisa in cinque ambienti, tutti decorati con pavimenti a mosaico in tessere bianche e nere, di diversa fattura e temi: soggetti figurativi (elementi vegetali), geometrici o simbolici (il nodo di Salomone).
Le pareti, ad intonaco bianco, presentano fascioni e linee decorative di colore porpora. Le pareti presentano anche decorazioni affrescate con motivi floreali (roselline), oppure volatili, animali ultraterreni (ippocampi) e anche raffigurazioni simboliche di carattere dionisiaco (una maschera).
Gli archeologi hanno rilevato tracce di fumo su alcune pitture: esse denotano la presenza di una cucina funeraria, collegata alle libagioni in commemorazione dei defunti.
Ci spostiamo ora a via Giuseppe Ravizza, al civico 12. Entriamo in un condominio moderno, precisamente nell’autorimessa condominiale, e da una porticina in ferro ci ritroviamo dentro un sepolcro familiare del II secolo. È uno stanzone scavato nel tufo (metri 6,40 × 4,20), con volta a botte.
Il pavimento contiene fosse e banconi (sarcofagi a cassone) e le pareti sono organizzate a colombario, con le nicchiette disposte intorno al grande nicchione a arcosolio del pater familias.
La decorazione a fresco raffigura con grande cura quattro volatili in movimento – un airone, un pavone, una colomba e un’anatra – e tre cavalli marini.
I volatili rappresentano simbolicamente le anime dei defunti che, libere dai pesi terreni, sono finalmente pronte a levarsi in volo verso la dimensione ultraterrena. L’affresco più noto, posto alla destra dell’entrata, rappresenta un airone con tratti di grande realismo anatomico. Il volatile è rappresentato nell’atto di distendere le ali per alzarsi in volo, con colori di elegantissime tonalità che vanno dal grigio al rosa. L’animale afferra con le zampe un nastro flessuoso di color porpora.
Sopra la nicchia del pater familias si trova l’affresco di un pavone in movimento, a terra, con le ali ancora chiuse e la coda distesa. Sulla parete sinistra è presente una colomba già in volo che si abbevera in un vaso, sospesa in aria con un rapido batter di ali. Infine un quarto affresco raffigura un’anatra.
Compaiono anche tre piccoli affreschi di ippocampi o cavalli marini – animali fantastici dal corpo di serpenti e il busto di cavalli – con la funzione apotropaica di proteggere la tomba dagli spiriti dell’Ade. Due di essi si trovano nella nicchia del pater familias; un terzo è invece in una nicchia laterale. Nella tomba sono infine presenti altre decorazioni minori: un piattello da offerte, graziose roselline rosse sbocciate, una cesta con fiori, un candelabro, una maschera.
Poco distante, al di sotto della carreggiata stradale di via Ravizza, si trova un secondo sepolcro, non accessibile al pubblico, dedicato al defunto Epinico e a sua Moglie Primitiba. I loro nomi sono contenuti in un mosaico di buona fattura.
(articolo aggiornato il 4 Febbraio 2023)