Alidosi, confinato a Bologna, impiega questo tempo di ozio forzato tornando a occuparsi, a distanza, del cantiere della Magliana. Contatta per lettera il pittore Pietro Vannucci, detto il Perugino (1450-1524), per commissionandogli gli affreschi di due lunette laterali, nella cappellina del Battista.

Ma è a Michelangelo Buonarroti (1475-1564) che Alidosi scrive, nel maggio 1510, per affidargli l’opera di punta, nel catino absidale. La sua lettera è un capolavoro di cortigianeria: “Havendo noi, ad satisfactione de la sanctità de Nostro Signore, edificato in la Magliana uno grande edifitio, et havendoce facto una piccola capelletta […] voressimo compensar la piccoleza de dicta capella con la bontà de le picture. Unde desideraressimo, fra li altri, haverci di mano vostra, como di quello che supera tucti l’altri, uno San Johanni Baptista depinto in fresco”.

Michelangelo sente odore di bruciato: sa che Alidosi è caduto in disgrazia, potrebbe non pagarlo. L’opera non vedrà mai la luce.

Nel frattempo Alidosi tratta ancora segretamente con i francesi. Papa Giulio lo viene a sapere e questa volta va su tutte le furie. Lo convoca a Roma, per un faccia a faccia definitivo. Non sapremo mai se il maestro abbia avuto segretamente in animo di perdonare l’allievo ribelle, offrendogli una seconda possibilità. Il 24 maggio 1511 Alidosi, durante il viaggio verso Roma, cade vittima di un’imboscata.

Senza più l’Alidosi, il cantiere della Magliana si ferma.

È probabilmente in questa fase che, in un castello della Magliana deserto, arriva il Perugino. Non lui personalmente, ma un pittore della sua bottega. Il pittore dipinge due madonne nelle lunette laterali della cappellina del Battista, poi se ne va. Il suo nome è rimasto sconosciuto per cinque secoli. Di recente però la studiosa Anna Cavallaro lo ha individuato: si tratta di Gerino Gerini (1480-1529). È un trentenne toscano che fa il “coloritore”, riempie cioè con pazienti campiture di tempera i disegni preparati dal Perugino. Di lui ci rimane anche la descrizione dello storico Giorgio Vasari: “Dura grandissima fatica nel lavorare”. Gerino Gerini è instancabile: la persona giusta per realizzare presto e bene quei dipinti mercenari, e scappar via.

Le due lunette hanno entrambe le tinte tenui della pittura umbra e raffigurano i due episodi evangelici dell’Annunciazione e della Visitazione. Nel primo l’angelo Gabriele annuncia alla Vergine il concepimento di Gesù; nel secondo Maria visita la cugina Elisabetta, futura madre di Giovanni Battista.

Giulio II non vedrà mai questi affreschi. Quando la morte lo sorprende, nel febbraio 1513, è lontanissimo dalla Magliana. È ormai pronto a valicare le Alpi, oltre le quali ha scacciato i francesi. Il suo disegno politico si è compiuto: ha liberato l’Italia dalla dominazione straniera e ha aperto la strada all’egemonia papale. Le “cattive intenzioni” di Papa Giulio precorrono il nobile disegno dell’unità d’Italia. Garibaldi arriverà solo due secoli e mezzo dopo.


(articolo aggiornato il 15 Febbraio 2023)