È davvero un anno senza pace, il 1915. Tre mesi dopo il terremoto e l’alluvione, scoppia la guerra.

Il 24 maggio l’Italia invade l’Austria-Ungheria, aprendo un esteso fronte di combattimenti sulle Alpi orientali. C’è la mobilitazione nazionale: la chiamata alle armi arriva anche per i pastori della Magliana. Pianificata dai generali italiani come una guerra-lampo, la belligeranza degenera presto in una logorante guerra di posizione, combattuta in profonde trincee.

La vita sull’Altopiano di Asiago, il Carso e le Dolomiti è estenuante, con cibo scarso, venti di bora e temperature polari: ci sono posizioni arroccate anche sopra i tremila metri. Nelle trincee si muore soprattutto di assideramento e di fame, ma anche di tubercolosi e valanghe. Le trincee sono protette da recinti di filo spinato, montato su palificate di ferro: il solo modo per espugnare una trincea è lanciarsi all’assalto frontale. Sarà una mattanza, su entrambi i fronti.


(articolo aggiornato il 15 Ottobre 2022)