Il 24 ottobre 1917 arriva la battaglia campale, sul fiume Isonzo, a Caporetto. Per le nostre truppe sarà molto più che una sconfitta militare. Gli austriaci rompono le linee italiane e infliggono una disfatta rovinosa: una Caporetto, appunto. Le posizioni italiane arretrano sul fiume Piave.
Per fabbricare nuove palificate e filo spinato alla Magliana si insedia una fonderia bellica. Si tratta della succursale romana dell’industria siderurgica IPS di Bologna, di proprietà di Gaetano Maccaferri (1876-1968), aggiudicatario di una commessa del Ministero della Guerra. Maccaferri ha rilevato i terreni da Teresa Koch-Lecce, in ragione della vicinanza con la ferrovia: costruisce dei binari, con cui i treni entrano direttamente in fabbrica, scaricando il ferro grezzo negli altoforni. Dopo le lavorazioni, il filamento viene spinato e arrotolato in bobine o composto in “maglia” e, sempre via treno, riparte per il fronte.
Gli altoforni IPS Maccaferri lavorano a ciclo continuo e la manodopera non basta più ad assicurare l’elevato ritmo di produzione. Molti robusti pastori di Rendinara si ritrovano così esonerati dal fronte e contribuiscono allo sforzo bellico come operai in fonderia. È un lavoro durissimo, tra temperature roventi ed esalazioni tossiche. Il tutto si svolge con disciplina marziale, sotto il controllo dei soldati del Genio militare della Magliana, da poco insediatosi accanto alla Maccaferri.
La guerra adesso sembra aver preso un altro verso. Poco alla volta l’Italia recupera posizioni, fino alla decisiva battaglia di Vittorio Veneto. Il 4 novembre 1918 l’Austria firma l’armistizio. Si torna a casa.
(articolo aggiornato il 15 Ottobre 2022)