Nella chiesina di Papaciro, terminati gli ampliamenti di metà Duecento, si abbelliscono i nuovi spazi con nuovi affreschi. La realizzazione del compendio pittorico impiegherà quasi un secolo. La parete dell’abside è quella che presenta le decorazioni più suggestive.

Nella conca absidale viene realizzato il ciclo pittorico di Cristo tra i Santi e gli Apostoli. Su un fondale azzurro è centrale la figura del Cristo Salvatore, circondato da due palme. Al suo fianco compaiono l’evangelista Giovanni, gli apostoli Pietro e Paolo e il profeta Giovanni Battista.

Poco sotto, nella curva dell’abside, è presente un secondo ciclo di pitture: Cristo tra i Martiri e gli Altri Santi. Sul lato sinistro compaiono Sant’Antonio da Padova e San Giacomo. Sant’Antonio è un santo quasi contemporaneo agli affreschi (è proclamato santo nel 1232) ed è ben riconoscibile per il saio, il taglio dei capelli con la tonsura e la Regola dell’Ordine Francescano in mano. Potrebbe però, secondo altre interpretazioni, trattarsi dello stesso San Francesco. Anche l’apostolo Giacomo ― il santo dei viandanti con il bastone e la conchiglia ― è un elemento che richiama l’attualità del Due-Trecento, attestando la chiesina come meta di pellegrinaggi medievali.

Alla base delle due figure sono raffigurati, in minor dimensione, un uomo e una donna in abiti del tempo: si tratta probabilmente dei generosi committenti.

La sezione centrale è quella di più difficile lettura, in quanto le due figure accanto alla finestrella bifora saranno nel tempo sovradipinte più volte. Anche la bifora viene chiusa con un tamponamento in mattoni, ampliando lo spazio a disposizione per la scena pittorica. Nella conformazione attuale, di quattro secoli successiva e risalente a metà Seicento, compaiono una Vergine in trono con in braccio il Bambin Gesù e accanto l’arcangelo Michele dalle ampie ali. Con un po’ di fantasia possiamo immaginare che nella versione duecentesca siano state presenti le due sante titolari, Prassede e Pudenziana.

Su lato destro sono presenti gli altri due santi titolari: Papaciro con la borsa medica e il discepolo Giovanni con la spada; e in mezzo tra i due compare Cristo in trono. Con una mano benedice i credenti e la Magliana, e con l’altra regge il Rotolo della Legge.

Infine, nella parete piana che circonda l’abside, su campitura azzurra, compare centralmente un Agnus Dei, l’agnello di Dio, con a fianco le allegorie alate degli evangelisti: un bue per Luca, l’angelo per Matteo, un’aquila per Giovanni e il leone per Marco (quest’ultimo rovinato). In posizione mediana e in basso compaiono nuovamente Papaciro, Giovanni, Prassede e Pudenziana.

In quello scorcio tra Due e Trecento si interviene anche sui due livelli sotterranei. Nella chiesa inferiore vengono realizzate delle figure a fresco, di cui rimangono oggi solo labili tracce. Si tratta di cinque figure con la mitra, il copricapo vescovile. In una figura barbuta potrebbe riconoscersi San Papaciro.

Anche nella cripta vengono realizzate delle pitture a fresco, con le raffigurazioni di Papaciro, Giovanni, Prassede e probabilmente Pudenziana, in seguito sovradipinta con una Vergine con Bambino. Nel 1969 mani sacrileghe ruberanno questi affreschi.


(articolo aggiornato il 7 Dicembre 2021)