Il 2020 è un anno sospeso dall’arrivo della pandemia da covid-19: dai parchi deserti e piazze vuote alle speranze, paure, resilienze e nuove abitudini. Fino alla doccia fredda di un Natale chiusi in casa.
Il picco, le solitudini e i primi segnali di speranza
Il Covid-19 arriva a Roma con tutta la sua irruenza. Un’immagine resta impressa nella memoria collettiva: il 27 marzo 2020 Papa Francesco appare solo sul sagrato di piazza San Pietro, sotto una pioggia incessante, impartendo una straordinaria benedizione Urbi et Orbi a una piazza vuota. La figura del pontefice solitario tra i colonnati, accompagnata dal suono delle sirene, diventa simbolo universale di un tempo sospeso.
Intanto, in una Roma immobile, si moltiplicano i presidi sanitari, i letti ospedalieri, le file silenziose davanti alle farmacie, mentre l’eco delle sirene rimbalza nei quartieri deserti.
Il 31 marzo, sebbene i numeri restino inferiori rispetto al Nord, i contagi aumentano: la Protezione Civile allestisce tensostrutture per il triage davanti a ospedali come il San Camillo-Forlanini e il Policlinico Umberto I.
Alla Magliana si registrano numerosi casi. Commozione desta la notizia di un’impiegata municipale risultata positiva: la sede di Villa Bonelli viene isolata. Anche un vigile urbano risulta contagiato, tra polemiche per il ritardo nelle comunicazioni interne. Il virus colpisce anche il 95enne ingegner Rebecchini, che muore a causa del Covid.
Ad aprile 2020 gli ospedali romani raggiungono il picco nei reparti di terapia intensiva. Le cronache raccontano piazze vuote all’Appio Latino e a Monteverde, tram che corrono vuoti su viale Regina Margherita, un viale Cristoforo Colombo deserto e surreale.
Nei rioni, intanto, si attivano reti di solidarietà: a San Lorenzo e in zona Prenestina i comitati di quartiere raccolgono beni alimentari e li distribuiscono porta a porta alle famiglie in difficoltà.
Il 10 aprile, Venerdì Santo, la Via Crucis si svolge in forma privata sul sagrato della basilica di San Pietro, senza fedeli. Papa Francesco prega da solo, accanto al crocifisso di San Marcello al Corso. Il rito, solitamente celebrato al Colosseo lungo via dei Fori Imperiali, si trasferisce nella piazza vuota, echeggiando il silenzio di via del Corso e delle strade attorno a piazza Venezia.
Tra il 18 e il 20 aprile arriva una buona notizia: vengono dimessi i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani, primi casi accertati in Italia. La loro guarigione rappresenta un segnale di speranza, mentre il quadro sanitario lentamente inizia a migliorare.
Dalla riapertura estiva alla seconda ondata
A fine aprile 2020 la situazione inizia lentamente a migliorare. Dopo i giorni più duri, le misure sanitarie si allentano: si può tornare a incontrare i congiunti, frequentare ristoranti, persino andare in spiaggia. Il 26 aprile viene annunciato un nuovo decreto, in vigore dal 4 maggio, che introduce l’obbligo della mascherina e avvia la cosiddetta “Fase 2”. Riaprono i parchi cittadini, tra cui Villa Doria Pamphilj e Villa Borghese.
Il 18 maggio ripartono le attività commerciali, il 25 maggio riaprono i centri sportivi. I cittadini tornano gradualmente a vivere gli spazi urbani, rispettando però rigide regole sanitarie. Il 2 giugno, con un concerto all’ospedale Spallanzani, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rende omaggio a una delle eccellenze italiane nella lotta alla pandemia.
Dal 3 giugno riprende la libera circolazione tra regioni italiane e alcuni Paesi europei; riaprono musei e siti archeologici, con ingressi contingentati. Il 15 giugno, con un nuovo decreto, riaprono cinema, teatri, centri culturali e, in alcune regioni, anche le discoteche. A Roma i locali notturni di Ponte Milvio e dell’Eur riprendono l’attività, seppur con capienza limitata e distanziamento. Nello stesso giorno viene lanciata l’app “Immuni”, per il tracciamento dei contatti.
Durante luglio e nelle prime settimane di agosto si registrano giornate senza nuovi contagi. I reparti Covid del Policlinico Umberto I e del San Camillo vengono riconvertiti. Nei quartieri centrali di Roma ricompare un timido afflusso turistico, alimentato dai voli intraeuropei.
A metà agosto, però, iniziano a emergere nuovi focolai legati ai rientri dalle vacanze. Il 16 agosto lunghe code si formano al centro “drive-in” per i test rapidi dell’ospedale San Giovanni. La Regione Lazio potenzia la rete di test aprendo centri anche a Santa Maria della Pietà e all’ex Forlanini. Il giorno seguente partono i test rapidi agli aeroporti di Fiumicino e, poco dopo, anche a Ciampino.
Il 17 agosto, a fronte del nuovo aumento dei contagi, soprattutto tra i giovani, il governo ordina la chiusura delle discoteche e introduce l’obbligo di mascherina all’aperto dalle 18 nei luoghi a rischio assembramento.
Il Coronavirus è ormai parte del vivere quotidiano. Abbiamo dovuto adattarci, cambiare esigenze e aspettative: siamo entrati in una fase di convivenza che durerà finché non verrà trovato un vaccino. Serviranno tempo e tenacia. Ma, in un modo o nell’altro, il virus “come è venuto se ne andrà”. Le epidemie sono un’eccezione della Storia.
Dopo, la vita riprenderà, diversa da quella che conoscevamo, con la consapevolezza che la nostra società ha attraversato una cesura profonda. Forse ne nascerà una società migliore, capace di rinnovare la propria scala di valori e di riscoprire un senso più forte di solidarietà. In questo senso la Magliana, che non ha mai smesso di essere comunità, parte forse avvantaggiata.
Quando l’emergenza sanitaria sarà superata, la Magliana dovrà riprendere in mano i dossier rimasti in sospeso, per migliorare la propria dotazione di infrastrutture. Il futuro è lì, basterà, ancora una volta, voltare la carta e saperlo cogliere.
Riaprono le scuole, tra timori e tensioni per il coprifuoco notturno
Il 14 settembre 2020 le scuole riaprono dopo sei mesi di didattica a distanza. L’ingresso è scaglionato, le aule riorganizzate con banchi monoposto, la mascherina obbligatoria, tranne quando si è seduti. Ai cancelli, tra attese e controlli, l’atmosfera è sospesa, intreccio di speranza e timore. Non mancano disagi nei trasporti e supplenze dell’ultimo minuto, ma il ritorno a scuola è comunque un primo fragile passo verso la normalità.
Intanto la curva dei contagi risale. Il 2 ottobre la Regione Lazio impone l’uso della mascherina anche all’aperto; il Governo estende la misura a tutto il territorio l’8 ottobre. Nelle vie dello shopping romano, come via Cola di Rienzo, si moltiplicano controlli e cartelli con le nuove regole.
Già il 7 ottobre il Governo aveva prorogato lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021; il 13 ottobre entrano in vigore nuove restrizioni: orari ridotti per i ristoranti, ingressi contingentati nei teatri, divieto di feste private.
Nella seconda metà di ottobre i contagi crescono ancora. Il 22 ottobre il Lazio introduce il coprifuoco notturno dalle 24 alle 5. I bar di piazza Bologna chiudono alle 23; tavoli e sedie vengono rimossi in anticipo. Il silenzio cala sorprendente sui quartieri.
Il 24 ottobre, prima notte di restrizioni, piazza del Popolo è teatro di scontri: gruppi di estrema destra e ultras lanciano bottiglie e petardi contro le forze dell’ordine, che reagiscono con cariche e idranti. I disordini si estendono a Testaccio e a Trastevere, in via della Lungaretta.
Il 26 ottobre scatta una nuova stretta: chiudono cinema, teatri, musei, centri sportivi e sale scommesse; bar e ristoranti devono abbassare le serrande entro le 22. Via Nomentana e viale Marconi si svuotano presto. In molte regioni, incluso il Lazio, il coprifuoco anticipa alle 22. Roma rallenta bruscamente, adottando un modello di contenimento graduale per evitare un nuovo lockdown totale.
Nella morsa della pandemia: un Natale in “zona rossa”
Il 3 novembre 2020 entra in vigore un nuovo DPCM che suddivide l’Italia in zone di rischio: gialla, arancione e rossa. Il Lazio è in “zona gialla”, con restrizioni più leggere: bar e ristoranti aperti fino alle 18, negozi attivi, nessun lockdown totale. Si introduce però il coprifuoco notturno dalle 22 alle 5 e la didattica a distanza per le scuole superiori.
Nonostante le misure, contagi e decessi continuano ad aumentare. A novembre gli ospedali si saturano; a Roma, i decessi crescono del 61% rispetto all’anno precedente. Le camere mortuarie faticano a gestire l’afflusso. A dicembre, la situazione peggiora: i cimiteri del Verano e del Flaminio non riescono a smaltire le richieste di cremazione. L’Ama noleggia dieci container refrigerati per conservare le salme; l’attesa per cremazioni o ritiro delle urne supera in alcuni casi le tre settimane.
Il 2 dicembre un nuovo decreto vieta gli spostamenti tra regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio. Il 18 dicembre si stabilisce che nei giorni festivi e prefestivi l’Italia sarà in “zona rossa”, nei feriali in “zona arancione”.
Dal 21 dicembre anche Roma si adegua: le messe vengono anticipate per rispettare il coprifuoco, le visite ai parenti sono limitate a una volta al giorno, e le vie del centro – piazza Navona, via del Corso, largo Goldoni – appaiono di nuovo deserte. È un Natale spettrale.
(articolo aggiornato il 26 Aprile 2025)