Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2021 un incendio devastante ha colpito lo storico ponte dell’Industria, che i romani conoscono con il nomignolo di Ponte di ferro. Lungo 130 metri, il ponte collega via del Porto Fluviale (Ostiense) con via Antonio Pacinotti (Marconi). Il rogo, le cui cause restano a tutt’oggi incerte, si è sviluppato sulla banchina Marconi, al di sotto del ponte, ed è stato alimentato fino all’alba del mattino seguente. Con le prime luci del giorno ci si è resi conto che alcune parti metalliche della struttura avevano ceduto, e l’infrastruttura ormai non era più percorribile. Il traffico è stato subito deviato sulle strade limitrofe, tra la riva Ostiense e quella di Marconi, con rallentamenti e disagi.
Nei due mesi successivi sono stati effettuati i primi interventi di messa in sicurezza e così, il 12 dicembre 2021, il ponte è stato riaperto al transito veicolare, sia pure con pesanti limitazioni: è stato vietato il passaggio ai mezzi con carico superiore a 3,5 tonnellate, cioè il peso di un furgone o di un SUV.
Nel frattempo, le ispezioni dei tecnici e le indagini svolte dal Dipartimento Lavori Pubblici hanno confermato che il ponte aveva riportato danni strutturali, emettendo un severo verdetto: il ponte avrebbe potuto continuare a funzionare in “regime emergenziale” ma solo per un periodo di cinque anni, cioè non oltre il 2026. Trascorso questo termine, per il ponte sarebbe arrivata la chiusura definitiva.
Il Comune ha preso allora una scelta coraggiosa, anche se impopolare: smontare il vecchio ponte e ricostruirlo da capo. La fase progettuale è durata circa un anno. Ad aprile 2023 la Conferenza dei Servizi ha approvato il progetto, ed è seguito l’affidamento dei lavori ad ANAS, con un impiego di circa 8 milioni di euro di fondi per il Giubileo.
Nella notte del 23 luglio 2023 sul ponte transita l’ultima autovettura: poi si posizionano i jersey e le reti metalliche. La durata dei lavori è inizialmente prevista in 14 mesi. Come vedremo a breve, la previsione iniziale si rivelerà troppo ottimistica.
Lavori complessi, e primi rinvii
L’indomani, 24 luglio 2023, si apre il cantiere.
I lavori veri e propri sono preceduti dalla realizzazione di una “passerella provvisoria” tra le due sponde, cioè un piccolo ponte di servizio, che oltre a consentire i movimenti degli operai ha anche la funzione di ospitare i tubi e i cavi dei “sottoservizi” – cioè gas, luce, telecomunicazioni e rete idrica – che in precedenza erano alloggiati sotto il Ponte di ferro.
Le fondazioni della passerella sono state installate nel novembre 2023, seguite dal posizionamento delle pile di sostegno e dall’unione delle campate laterali.
Solo al termine di queste operazioni si è potuto intervenire sul vecchio ponte, con lo smontaggio del vecchio impalcato ormai inservibile e il consolidamento e miglioramento antisismico delle pile in acqua.
Nelle due aree di cantiere (una sulla riva Marconi e l’altra su quella Ostiense) si è cominciato intanto ad assemblare il nuovo impalcato, più ampio di quello del vecchio ponte: 11 metri, contro i 7 precedenti (di cui 7,5 per la carreggiata, contro i 5 del vecchio). Il nuovo impalcato potrà sostenere veicoli con carico fino a 26 tonnellate, cioè il peso di un autobus. La sfida ingegneristica principale dell’opera è proprio il trasporto e il montaggio dalle aree di cantiere al fiume.
Arriva intanto il settembre 2024 e ormai appare chiaro che i lavori, sebbene procedano in maniera relativamente spedita, non rispetteranno i tempi previsti. Non manca qualche protesta, per il protrarsi della chiusura e le deviazioni del traffico. Le cronache riportano intanto dei “furbetti” che, a bordo di scooter o piccole utilitarie, utilizzano in maniera impropria il vicino Ponte della Scienza, riservato al solo transito ciclopedonale.
Tra novembre e dicembre si arriva a un’altra tappa del cantiere: due grandi gru rimuovono gli “arconi”, le iconiche arcate metalliche a travi reticolari del vecchio ponte, appoggiandole sulle aree di restauro create sulle due banchine. Per i ciclisti si tratta di una brutta notizia: le aree di restauro si trovano sulla pista ciclabile nord-sud lungo il Tevere, che viene interrotta.
Lo slittamento del fine lavori
Arriva il 2025 e, sin dai primi giorni, il cronoprogramma dei lavori per la riapertura del ponte continua a subire variazioni. In assenza di notizie istituzionali, le informazioni impazzano sui social, dove le misurazioni si fanno “a occhio”: c’è chi dice che il varo non sembra lontano, chi dice che siamo ancora “a carissimo amico”. Un video riprende almeno due episodi di caduta in acqua di detriti dai piloni, forse a causa di operai poco attenti all’ambiente. La questione finisce in Campidoglio, dove viene presentata un’interrogazione.
Dal Comune, intanto, filtrano notizie frammentarie: si dice che l’intervento è particolarmente complesso per l’esigenza di consolidare la struttura e adeguarla alle normative antisismiche, in un contesto urbano ad alta densità; si dice anche che hanno partecipato all’opera tecnici norvegesi, specializzati nel lavoro sulle pile: il consolidamento dei fusti in alveo è sceso fino a 60 metri di profondità. Non si dice, invece, se e come il cronoprogramma sarà aggiornato.
All’inizio di gennaio la scadenza ipotizzata per la riapertura era fine febbraio. Tuttavia, nel corso del mese, durante un sopralluogo al cantiere, l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè ha indicato marzo 2025 come nuovo termine.
Intanto il momento del varo sembra avvicinarsi. L’impalcato è stato messo in posizione, sebbene a un’altezza ancora superiore di oltre due metri rispetto alla quota definitiva. L’abbassamento progressivo dell’impalcato presenta difficoltà notevoli.
A fine febbraio il sindaco Gualtieri, in un programma radiofonico, annuncia una data imminente per la riapertura. Ma pochi giorni dopo arriva la notizia di un ulteriore rinvio, dovuto alla pioggia e ad altri impegni degli ospiti istituzionali invitati alla cerimonia di inaugurazione.
Nel frattempo il Comune annuncia alcune variazioni alle linee bus, i cui tracciati passeranno sul nuovo ponte. La storica linea 780 sarà deviata verso la stazione Metro Piramide, mentre la linea 96, di nuova istituzione, collegherà Corviale con piazzale dei Partigiani.
L’inaugurazione del nuovo Ponte di ferro
Il 20 marzo è il giorno dell’inaugurazione, dopo che nelle ore precedenti viene ultimata la prima delle due passerelle ciclopedonali laterali. Alla cerimonia prendono parte il vicepresidente del Consiglio dei ministri, il sindaco, l’assessora ai Lavori pubblici e i rappresentanti di ANAS e del Gruppo Ferrovie dello Stato.
Il nuovo ponte si presenta così al giudizio della stampa e al passaggio dei primi pedoni e automobilisti. Rimane l’amaro di un cantiere che poteva essere più celere, o dove quantomeno i ritardi potevano essere comunicati meglio, dal Comune ai cittadini. Di pari passo, resta la consapevolezza di una scommessa coraggiosa vinta: quella di buttare giù un ponte ormai obsoleto per sostituirlo con un’infrastruttura moderna e potenziata, in grado di sostenere il traffico di un quadrante a grande densità.
Tuttavia, i lavori non sono ancora conclusi. Gli “arconi”, le storiche arcate metalliche, sono ancora appoggiati sulle banchine, in attesa del restauro: una è sulla banchina Ostiense, l’altra su quella Marconi, proprio sulla pista ciclabile, parte della dorsale nord-sud lungo il Tevere. La cosa ha suscitato proteste da parte delle associazioni dei ciclisti.
Il 21 marzo 2025 alcuni ciclisti si sono riuniti lungo la banchina del fiume per sollecitare l’amministrazione comunale a riaprire il passaggio o almeno a predisporre una segnaletica provvisoria sui percorsi alternativi. Dai ciclisti arriva una proposta: spostare l’area di restauro sulla riva Ostiense, meno frequentata, per liberare il tracciato ciclabile. Disagi sono stati segnalati anche dai residenti della zona di via Antonio Pacinotti, che lamentano modifiche alla viabilità locale. Intanto, i lavori proseguono.
(articolo aggiornato il 29 Marzo 2025)