Il 24 dicembre 2023 un vasto incendio si è sviluppato nell’impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB) di via di Malagrotta 257, nell’area dell’ex discarica chiusa ormai dal 2013. Le fiamme si sono propagate all’interno della struttura tra le 11:30 e le 13:10, sollevando una colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza. L’allarme è scattato intorno alle 15:00, richiamando sul posto oltre 40 vigili del fuoco con 13 automezzi, autobotti, un carro schiuma e un carro autoprotettori. Squadre di supporto sono giunte anche dalle regioni limitrofe come Abruzzo, Toscana, Molise e Umbria. Le operazioni di spegnimento si sono protratte fino alla notte, con interventi successivi per raffreddare e smassare le aree coinvolte. Fortunatamente, non si è registrato alcun ferito o intossicato. Tra le ipotesi iniziali vi è quella di un incendio partito da un silos.

Sul posto intanto sono intervenuti anche rappresentanti istituzionali, tra cui il sindaco e l’assessore ai rifiuti, e i rappresentanti dei comitati della Valle Galeria.

L’impianto TMB di Malagrotta era già da tempo sotto i riflettori. Posto in amministrazione giudiziaria dall’estate del 2018, il cambio di gestione aveva determinato modifiche organizzative che negli anni successivi sollevarono interrogativi sulla manutenzione e sicurezza della struttura. Già il 22 giugno 2022, infatti, si era verificato un altro incendio nello stesso impianto. L’episodio aveva richiesto un vasto dispiegamento di mezzi e personale, con interventi prolungati per contenere i danni e mettere in sicurezza l’area.

A distanza di un anno e mezzo, il nuovo incendio ha riportato l’attenzione sulla sicurezza operativa della zona, e anche sul cosiddetto “effetto domino”, il rischio dovuto alla concentrazione di altri impianti industriali sensibili nei dintorni.

Il giorno stesso sono iniziati i monitoraggi ambientali e sono state adottate delle misure precauzionali. La protezione civile ha raccomandato inizialmente di chiudere le finestre e di non utilizzare condizionatori d’aria nel raggio di un chilometro dall’impianto. Nella stessa giornata, l’Arpa Lazio ha installato campionatori per verificare la qualità dell’aria e monitorare la presenza di sostanze potenzialmente nocive.

Il 25 dicembre l’Arpa ha pubblicato i primi dati sulle concentrazioni di PM10, che hanno mostrato valori simili a quelli registrati il giorno precedente all’incendio e ben al di sotto dei limiti giornalieri di 50 µg/m3. Nella giornata successiva al rogo le analisi hanno indicato una diminuzione delle polveri sottili, mentre le centraline fisse non hanno rilevato superamenti dei limiti normativi. Tuttavia, l’Arpa ha continuato a effettuare analisi per verificare la presenza di sostanze come idrocarburi policiclici aromatici, PCB e diossine.

Il 26 dicembre il sindaco Gualtieri ha firmato un’ordinanza che ha ridotto il raggio del divieto di raccolta e consumo di alimenti di origine vegetale da 6 a 3 chilometri dal sito dell’incendio, basandosi sui dati preliminari forniti dall’Arpa.

Il 28 dicembre 2023 il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, Jacopo Morrone, ha effettuato un sopralluogo presso l’impianto TMB di Malagrotta andato a fuoco. Accompagnato da alcuni commissari, Morrone ha incontrato anche i cittadini, esasperati e preoccupati per le conseguenze sanitarie e ambientali del rogo.

L’8 gennaio 2024 sono iniziate le audizioni della Commissione presso il Parlamento. Tra i convocati figurano il sindaco Roberto Gualtieri e i rappresentanti dei comitati locali, tra cui il comitato “Valle Galeria Libera”. I residenti hanno richiesto una bonifica integrale dell’area e misure di sicurezza per evitare ulteriori incendi. Hanno anche espresso forte opposizione alla costruzione di nuovi impianti industriali, come il biodigestore a Casal Selce e l’impianto di lavorazione multimateriale di Ponte Malnome.

Il 27 dicembre 2023 la Procura ha aperto un fascicolo per chiarire le cause dell’incendio e accertare eventuali responsabilità nella gestione dell’impianto. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, ha previsto il sequestro delle telecamere di sorveglianza per esaminare le immagini registrate e verificare eventuali anomalie nei sistemi di sicurezza.

Il 4 ottobre 2024, la Procura ha concluso le indagini, escludendo l’origine dolosa e formulando invece l’ipotesi di incendio colposo. Nove persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Sette di loro, addetti alla vigilanza, sono accusati di non aver monitorato adeguatamente i sistemi di sorveglianza, mentre altri due, responsabili della gestione operativa, sono ritenuti colpevoli di aver posizionato in modo scorretto le balle di rifiuti speciali, contribuendo ad aggravare l’incendio.

Le indagini hanno inoltre evidenziato ritardi nell’intervento dei vigili del fuoco, dovuti alla mancata segnalazione tempestiva delle fiamme. Questo ha reso più difficoltoso il contenimento dell’incendio, consentendone la diffusione prima che le squadre di emergenza riuscissero a intervenire. Si ricorda che il procedimento è in corso e, fino al termine, vale la presunzione di innocenza.


(articolo aggiornato il 11 Gennaio 2025)