È il 15 gennaio del 2024, poco prima dell’ora di cena. Un uomo di 33 anni transita a bordo di un suv su largo Tabacchi, uno degli ingressi del “Serpentone” di Corviale. 15 colpi di pistola, esplosi da sconosciuti, raggiungono il veicolo. Per l’uomo a bordo del suv, colpito al torace, non c’è nulla da fare. Anche un amico che era con lui sul mezzo rimane ferito, ma si salva.

La persona uccisa era già conosciuta alle forze dell’ordine, e affiora il ricordo di un episodio lontano, quando la vittima, ancora ragazzo, era stato già sfiorato da altri colpi di pistola, che lo ferirono alle gambe.

Passano quattro mesi e il 5 maggio al Serpentone si torna a sparare. Siamo all’interno dell’edificio, su uno dei ballatoi di largo Pio Fedi. Un uomo di 56 anni viene raggiunto da un gruppo armato che apre il fuoco contro la sua porta di casa. I colpi lo feriscono alle gambe, ma l’uomo sopravvive.

Le indagini evidenziano che tra i due episodi vi è uno stretto legame e si segue da subito la pista dei regolamenti di conti, forse legati al traffico di stupefacenti sul territorio.

A fine giugno una donna inizia a collaborare con le forze dell’ordine e rivela informazioni decisive. La donna rende una testimonianza drammatica: riferisce di aver subito una violenza da uno dei componenti di un gruppo criminale del Trullo e di temere ora per i suoi familiari. La donna riferisce che quel gruppo sarebbe direttamente legato agli episodi di sangue di Corviale. La donna fa tre nomi, e conferma il movente legato al controllo locale dello spaccio.

Il 2 luglio scatta un primo arresto, in un residence del Trullo. Segue dieci giorni dopo un secondo arresto a Monteverde. Il 17 ottobre il terzo arresto a Cerveteri chiude la fase investigativa

Ora il caso si sposta nelle aule giudiziarie, per l’accertamento di una verità definitiva. Si ricorda che, fino alla fine dei procedimenti, vale la presunzione di innocenza.

La seconda “storia nera” risale al 4 luglio 2024. Siamo in via degli Orseolo, una stradina di Casetta Mattei. Su quel vicolo trova la morte Manuela, fisioterapista di 50 anni. La donna, madre di un bambino di nove anni, è appena uscita dalla clinica dove lavora, quando viene raggiunta dall’ex compagno. L’uomo, 52 anni, le spara con un fucile a canne mozze dal finestrino della sua automobile. Nonostante i tentativi di rianimarla, per la donna non c’è nulla da fare.

La sua relazione con quell’uomo era terminata ormai nel lontano 2021. Secondo il racconto delle colleghe, Manuela si era lasciata alle spalle quella relazione sfortunata e adesso era serena e concentrata sul suo lavoro e sull’accudimento del figlio. L’uomo invece non aveva mai accettato la conclusione della storia.

Poco dopo il femminicidio, l’uomo si è costituito presso la stazione dei carabinieri, consegnando l’arma del delitto. Non sembrerebbero esservi state denunce precedenti da parte della vittima, per maltrattamenti o violenze domestiche. Dalle indagini emerge tuttavia il quadro di un delitto annunciato poco prima, attraverso alcuni messaggi telefonici, dall’uomo ad un suo amico.

Il giorno dopo il femminicidio il movimento “Bruciamo Tutto” ha organizzato una protesta plateale, bloccando il transito sulla via Portuense per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere. Il 12 luglio, durante i funerali di Manuela, il parroco e l’assessora alle Pari opportunità hanno sottolineato l’urgenza di rafforzare le misure di tutela per le vittime di violenza.

Sul fronte giudiziario la Procura di Roma ha contestato all’uomo l’omicidio aggravato dalla premeditazione, lo stalking e la detenzione abusiva di armi. Il processo è fissato per il 1° aprile 2025.

La terza “storia nera” è una vecchia storia che ritorna, e riporta sui giornali il nome della Banda della Magliana. Il 4 giugno 2024 un’operazione antidroga coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia ha portato all’arresto di Marcello Colafigli, storico esponente della banda. Colafigli, ormai 70enne e in regime di semilibertà, è stato accusato di aver organizzato un traffico internazionale di stupefacenti, con collegamenti in Spagna e Colombia, mantenendo rapporti con esponenti della ndrangheta, della camorra e della mafia foggiana. L’indagine ha coinvolto 28 persone e se ne attendono gli esiti giudiziari.

Tra i palazzoni della Magliana si intrecciano dinamiche criminali complesse, dove vecchie glorie della malavita, criminalità comune e nuove tensioni sociali si intrecciano. Pochi mesi prima, a marzo, in via Pian Due Torri, un uomo di 55 anni è stato vittima di un agguato. Mentre si trovava davanti all’officina dove lavorava è stato raggiunto da un colpo di pistola alla gamba destra. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia, hanno ipotizzato un regolamento di conti legato al narcotraffico.

Sempre a marzo tre ventenni sono stati protagonisti di una rissa violenta su via della Magliana, originata da futili motivi. La rissa si è conclusa con un bilancio di due persone ferite.

Forti tensioni si registrano anche all’interno della comunità dei “Latinos”, emigrati sudamericani che risiedono in alcuni alloggi occupati alla Magliana. Nel novembre 2024 in uno di questi alloggi è scoppiata una violenta colluttazione tra due uomini, originata da un apprezzamento non gradito. Due mesi prima nello stesso stabile si era verificato un fatto tragico: un emigrato appena arrivato in Italia era precipitato da un appartamento. Le ragioni del fatto non sono state mai chiarite.

Nel corso del 2024 si sono verificati altri casi criminali cosiddetti “minori”, che passiamo in rapida rassegna per episodi.

A giugno su via dell’Imbrecciato, al Portuense, dei colpi di arma da fuoco hanno raggiunto le saracinesche di due attività commerciali. Le forze dell’ordine hanno rilevato 11 fori sulla serranda di una paninoteca (che fortunatamente quel giorno era chiusa) e altri 5 sulla serranda adiacente, di un negozio vuoto per ristrutturazione. I proprietari non avrebbero ricevuto minacce né si conoscono i possibili moventi.

A marzo, a Ponte Galeria, c’è stata una singolare evasione dagli arresti domiciliari. Un uomo di 45 anni è uscito dalla sua abitazione ed è andato al bar della stazione ferroviaria. Rintracciato dai carabinieri, l’uomo si è giustificato dicendo di essersi allontanato da casa per prendere un caffè.

A febbraio un ristoratore di viale Marconi è stato aggredito da una donna senza fissa dimora. Il ristoratore avrebbe chiesto alla donna di allontanarsi dal locale e lei, in risposta, avrebbe afferrato da un tavolo un coltello e una forchetta ferendo il ristoratore. L’uomo è stato trasportato in ospedale ed è stato dimesso con quattro giorni di prognosi. L’ultimo episodio di questa rassegna è un vero e proprio mistero. Siamo nelle campagne di Ponte Galeria, è il 3 aprile 2024. Una donna che faceva una passeggiata ritrova un teschio umano lungo un canale di scolo, a ridosso della ferrovia Roma-Fiumicino, all’altezza del civico 1081 di via della Magliana. A seguito delle prime sommarie verifiche si è ipotizzato che il cranio sia stato trascinato lì dalle acque del canale. Il teschio umano sembra essere stato in acqua per molto tempo, e provenire da lontano. Il suo nome rimane ad oggi sconosciuto.


(articolo aggiornato il 15 Marzo 2025)