Oggi faccio un giro nel rione Borgo.
È un rione compresso tra due mondi: il sacro di San Pietro da una parte, il profano del Tevere dall’altro. Seguirò un percorso in quattro tappe. Parto dal complesso di Santo Spirito in Sassia, l’antico ospedale per i pellegrini, poi percorro il Passetto e le Mura Leonine. Poi entro dentro Castel Sant’Angelo, la prigione-fortezza, e infine arrivo su via della Conciliazione, fino alla nuova Piazza Pia. E Borgo è un mondo a sé. È il Vaticano, ma è anche è Roma: è una terra di confine dove sento fortissime due anime: la misericordia – con l’antico ospedale che accoglie tutti – e il potere – con il castello e le vie di fuga dei papi. Questa doppia anima è la chiave per capire davvero questo rione.
❶ Parto proprio dalla misericordia: Santo Spirito in Sassia.
Le origini risalgono all’VIII secolo, con la Schola Saxonum per i pellegrini inglesi. Secoli dopo un incendio distrugge quasi tutto, ma papa Sisto IV lo ricostruisce (1473-1478) e affida gli affreschi a Pinturicchio, i Ghirlandaio e Antoniazzo Romano. Il vero rilancio arriva con papa Innocenzo III, a fine XII secolo: rifonda tutto come “arcispedale”, spinto da un sogno di bambini gettati nel Tevere. Così nasce un luogo di cura per malati, anziani e neonati abbandonati, con la famosa ruota degli esposti: un cilindro nel muro per lasciare i bimbi in anonimato. La fessura è ancora visibile e colpisce sempre. Dentro, la Corsia Sistina è imponente, oltre 120 metri, con affreschi e un ciborio attribuito a Palladio, rarissima presenza a Roma. La chiesa, rifatta da Antonio da Sangallo il Giovane, è oggi santuario della Divina Misericordia di Santa Faustina Kowalska. Sotto resti romani, sopra chiostri rinascimentali come quello con la fontana dei delfini. Il museo si visita su prenotazione; la chiesa ha orari: meglio mattina presto o tardo pomeriggio, quando la luce è speciale.
❷ Dalla cura passo alla difesa: raggiungo le Mura Leonine e il Passetto di Borgo.
Qui emerge l’altra anima: il potere. Il passetto è un corridoio sopra le mura, lungo 800 metri, realizzato da papa Niccolò III nel 1277. Serve come via di fuga dei papi: collega il Vaticano a Castel Sant’Angelo. Penso a Clemente VII nel 1527, durante il sacco di Roma, che corre lì sopra, mentre sotto i Lanzichenecchi devastano la città. Si salva per miracolo. Lo aveva usato anche Alessandro VI Borgia prima di lui. Una storia da film. Oggi posso percorrerlo solo con visite guidate speciali, a volte anche di notte: è davvero suggestivo. Vicino c’è Porta Santo Spirito, rimasta incompiuta, si dice per la rivalità tra Sangallo e Michelangelo. Anche così ha un fascino tutto suo.
❸ Il passetto mi porta dritto a Castel Sant’Angelo.
Nasce come mausoleo di Adriano, collegato dal ponte Elio, oggi Ponte Sant’Angelo. Nel 271 d.C. viene inglobato nelle Mura Aureliane, diventando una fortezza. Il nome Sant’Angelo arriva nel 590: durante una pestilenza, papa Gregorio Magno vede l’arcangelo Michele in cima al mausoleo rimettere la spada nel fodero, segno che la peste è finita. La statua di bronzo ricorda quell’episodio. Poi il mausoleo diventa fortezza dei papi, collegata dal Passetto, ma anche prigione. Qui passano Giordano Bruno, Cagliostro, persino Benvenuto Cellini, che aveva combattuto da quelle mura. E come non citare *Tosca* di Puccini: l’ultimo atto è ambientato sulla terrazza. Visitare il museo è un viaggio nel tempo: si leggono le tracce del mausoleo romano, la fortezza medievale, gli appartamenti papali con affreschi di Perin del Vaga e le prigioni. Il punto più alto è la terrazza dell’Angelo: la vista su Roma toglie il fiato. Servono almeno due ore per visitarlo bene. Al tramonto è indimenticabile.
❹ Dal castello arrivo all’ultima tappa: via della Conciliazione e la nuova Piazza Pia.
Via della Conciliazione nasce tra il 1936 e il 1950, per celebrare i Patti Lateranensi del 1929. Per realizzarla l’aspetto del rione cambia del tutto: viene demolita la “Spina di Borgo”, un intrico di case medievali. Penso alle parole di Alberto Sordi, che da bambino veniva qui: diceva che così si è perso l’effetto sorpresa, l’arrivo improvviso davanti a San Pietro. Piacentini e Spaccarelli disegnano un viale monumentale, un cannocchiale puntato sulla basilica. Si perde l’intimità, ma si guadagna in grandiosità, creando un nuovo rapporto visivo tra Stato e Chiesa. L’ultima novità è Piazza Pia, tra il castello e via della Conciliazione: resa pedonale per il Giubileo 2025, con la strada interrata. Ora è uno spazio aperto, con nuova pavimentazione, fontane a sfioro, panchine. La piazza è sempre accessibile, bellissima all’alba o di sera.
Il mio giro a Borgo finisce qui. Sono partito dalla carità del Santo Spirito, ho visto la difesa tenace del Passetto e del Castello, e sono arrivato alle grandi trasformazioni del Novecento e anche di oggi. Borgo racchiude tutto: unisce Roma antica, i papi, la città moderna. Quando passo a Borgo, provo a ricercare i dettagli nascosti, come uno stemma, una lapide, uno scorcio diverso. Le chiavi per leggerli sono sempre due: la tensione dello spirito che mi tira su, e forza pesante del potere, che tiene ben saldi i piedi a terra. Tra cielo e terra, Borgo si ritaglia un posto tutto suo.



