Roma, intanto, si avvicina alla tenuta di Bonelli. Dal 1927 l’autobus 202 fa capolinea a Vigna Pia; il 202 militare arriva al Forte Portuense. In seguito si aggiungeranno il 210 per vicolo Affogalasino (attuale Trullo) e il 228 barrato per il nuovo Ospedale del Littorio (oggi complesso ospedaliero San Camillo-Forlanini-Spallanzani).

Nella vicina borgata Magliana il cavalier Maccaferri garantisce alti livelli occupazionali e servizi d’eccellenza. Nel 1928 la maestra della scuola rurale, Fedra Angelelli, iscrive la sua quarta elementare alle gare d’igiene del Governatorato. A sorpresa, vince: i figli dei contadini-operai della Magliana sono i più puliti di Roma!

Maccaferri ha saputo afferrare, con garbo e decisione, il timone lasciatogli dalla marchesa Pino-Lecce. Ne ha completato, con osservata regolarità, i lavori. L’Archivio di Stato ne documenta le fasi: ottobre 1924, mutuo di lire 297.680 per “varianti alle opere”; luglio 1926, lire 65.000 come finanziamento aggiuntivo; giugno 1932, lire 393.000 “per ampliamento della borgata”, compresa la farmacia.

Nel 1929 si registra una piena del Tevere, che scavalca l’argine e invade la piantagione di carciofi di Bonelli. Racconta il mezzadro Chistè: “Via della Magliana è un fiume, ci si va in barca”. E quando l’acqua si ritira, bisogna reimpiantare le coltivazioni da capo: “La vita si fa ancora più dura, si sta male”. Bonelli è un padrone sempre più temuto, che non fa sconti: “Tentiamo di tutto per guadagnare di più. Malgrado ciò non riusciamo a cancellare i nostri debiti verso l’ingegnere”.

Bonelli rivolge ora preoccupato lo sguardo appena fuori dalla tenuta. Accanto alla chiesina di Santa Passera sta sorgendo un borghetto di baraccati, un agglomerato di casupole miserevoli abitate da “famiglie di irregolare composizione o con precedenti morali non buoni”. Tra i baraccati, viene a sapere, si aggira anche un individuo, ritenuto pericolosissimo: il muratore antifascista Ezio Casadei, sorvegliato speciale dalla Questura. Con un ordine del giorno del 1929, il Governatorato di Roma si impegna a sgomberare quel borghetto malsano, così come tutti gli altri: “Demolire le baracche; trasportare i paria su terreni di proprietà del Governatorato in aperta campagna e non visibili dalle grandi arterie stradali, sotto la vigilanza di una stazione di Reali carabinieri e Milizia volontaria fascista”. Lo sgombero del borghetto Santa Passera avverrà tredici anni dopo, nel 1942. Le casupole in pietrame di tufo, senza fondazioni e addossate le une alle altre, invece sono lì ancora oggi.


(articolo aggiornato il 12 Giugno 2022)