Da giorni c’è il blocco delle auto, ma domani nessun blocco.

I cittadini, nei giorni di stop, incontrano serie difficoltà negli spostamenti a fronte di una non idonea offerta di servizi pubblici. Ma è giusto far pagare a un’intera città i problemi che hanno soltanto alcuni quadranti di Roma? Non sarebbe meglio adottare dei provvedimenti precisi nelle zone che, a dispetto delle azioni correttive, continuano a sfondare il limite di tolleranza? Ma soprattutto: quali sono le zone che tengono sotto scacco l’intera città? E infine: il  blocco delle auto e la limitazione dei riscaldamenti è realmente servito?

Diciamo subito che è servito. Tuttavia, come tutte le misure estemporanee, il numero degli sforamenti è salito. Vediamo nel dettaglio.

 

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Nel primo grafico (qui in alto) per ogni giorno e per ogni stazione di rilevamento abbiamo l’indicazione dello sforamento con un quadrato rosso, nulla quando la situazione è regolare. L’intensità del colore del quadrato indica la gravità dello sfondamento (ovvero la percentuale media del PM10).

Il 9, 10 e 11 dicembre sono stati giorni difficili. Analizziamo quest’altro grafico (in basso): rappresenta per ogni giorno le centraline che sforano la linea Maginot dei 50 μg/m3. Il 12 e 13 si è ulteriormente abbassata, per poi risalire il 14.

 

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Cosa ha determinato questo abbassamento? Ovviamente il blocco, ma anche una piccola mutazione del meteo. Infatti il grafico (in basso) esprime l’andamento del vento: vediamo che il 12 c’è stata una bella impennata, che ha favorito l’abbassamento del PM10 anche il giorno successivo. E allora il 14 cosa è successo? Ovvero: l’innalzamento del PM10 a cosa è dovuto? Ipotizziamo che si sia ricorsi all’auto dopo tanti giorni di stop, sarebbe utile avere il numero di multe elevate per controllare questo fenomeno.

 

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Vediamo ora quali sono le zone che incidono maggiormente nello sforamento del PM10. Nel primo grafico (in basso) vediamo che Tiburtina, Cinecittà e Preneste svettano nella classifica negativa, mentre altre come Tenuta dei Cavalieri e Castel di Guido sono più virtuose.

 

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Vediamo quindi che esiste una sorta di triangolo delle Bermude ben evidenziato dai segnalini rossi, che sono appunto Tiburtina, Cinecittà e Prenestina: questa area condiziona pesantemente quindi l’intera città.

 

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C’è però da dire che anche la dislocazione delle centraline non è ottimale. Infatti abbiamo 4 centraline denominate “traffico urbana” (Magna Grecia, Fermi, Corso Francia, Tiburtina) situate nei pressi di arterie importanti con elevati flussi veicolari; 8 denominate “background urbano” utili per il  monitoraggio delle zone ad alta densità abitativa (Arenula, Bufalotta, Cinecittà, Cipro, Preneste); 2 “background rurale” (Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere); infine 1 “background suburbano” (Malagrotta). In queste condizioni la centralina che dovrebbe rappresentare il campanello d’allarme per la sua dislocazione è sicuramente Villa Ada (cerchio rosso): è quella che infatti riassume meglio le caratteristiche elencate ed è purtroppo a ridosso delle centraline in fuga.

Infine, perché domani si torna alla normalità? Ebbene, abbiamo un grafico (in basso) che “ipotizza” un andamento positivo del PM10, nel senso che dovrebbe scendere. Lo speriamo tutti.

 

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Concludendo: evidentemente non si può dipendere da situazioni estemporanee (vedi vento e blocco auto); che le centraline non sono tutte assimilabili (vedi diversa caratterizzazione); esiste un triangolo a rischio che va gestito.

Il dato è tratto.

(articolo aggiornato il 11 Ottobre 2022)