I primi abitatori delle paludi saline

A partire dal X secolo a.C. si affacciano sul territorio altre culture progredite: quella dai caratteri villanoviani sulla riva destra del Tevere e, sul versante opposto, quella proto-latina originaria dei Colli Albani.

Sono due culture molto diverse: nella prima sgomita e si fa largo un nuovo attore sociale, il mercante; nella seconda domina, per il momento, ancora il rozzo pastore-guerriero.

Entrambe le culture però sanno forgiare il ferro.

Rispetto al bronzo, questo metallo può essere affilato in lame incredibilmente taglienti e durature. E può essere portato in fusione con il carbone e temprato in acqua fredda, fino a ottenere rudimentali leghe d’acciaio.

Ne nascono micidiali spade da guerra e anche il vomere, una lama che perfeziona l’aratro.

Nel corso dell’VIII secolo si diffonde via via in tutte le culture la pratica funeraria della cremazione: la salma viene posta in una pira ardente e ridotta in cenere, conservate in olle. Tra i proto-latini la cremazione diventerà la pratica prevalente.

Nel frattempo, due centri proto-urbani – Caisra (Cerveteri) e Tarchuna (Tarquinia) – cominciano a scambiare i metalli con i naviganti del Mediterraneo: Greci e Cartaginesi.

Ne ricevono in cambio gioielli, tessuti e ceramica fine.

Quando gli uomini si scambiano oggetti, però, inevitabilmente si scambiano anche un po’ delle loro culture. Attraverso i vasi decorati, ad esempio, cominciano ad arrivare nell’antico Lazio gli echi lontani di storie di eroi, miti e divinità.

Ma c’è dell’altro. In quello scorcio di I millennio a.C. si conclude il passaggio da un regime alimentare carnivoro a un’alimentazione soprattutto vegetariana.

Nella società contemporanea i due regimi alimentari sono considerati equivalenti, purché opportunamente bilanciati.

Ma allora, un’alimentazione composta di soli vegetali comporta carenze di sali minerali, come il cloruro di sodio, il manganese e il potassio; carenze che devono essere compensate arricchendo l’alimentazione con il sale marino. Più avanti nel tempo, lo scienziato Plinio il vecchio scriverà “Nihil utilius sole et sale”: il sale è indispensabile come la luce del sole (Naturalis Historia, 31, 102).

Il sale ha anche altre qualità: rende i cibi più sapidi; e la salatura ne facilita la conservazione; il sale infine è considerato un disinfettante e persino un elemento sacro. Basti pensare a una delle più remote ricette della cucina romana, la mola salsa: una miscela di acqua salata e farro, offerta in dono alle divinità durante i sacrifici.

E il sale ha un luogo di raccolta privilegiato: le lagune costiere nel tratto finale del Tevere, dove i cristalli si generano spontaneamente, per evaporazione.

A sinistra e a destra della foce possiamo individuare due diversi bacini: uno più piccolo, alle spalle dell’attuale borgo di Ostia Antica; e uno più esteso, fra l’odierno Parco Da Vinci e il borgo di Maccarese.

Quest’ultimo – lo Stagno di Maccarese – sembrerebbe essere stato in origine un vero e proprio lago, alimentato da sorgenti di acqua dolce, separato dal mare da dune costiere.

In uno studio recente il funzionario archeologo Andrea De Cristofaro ha ipotizzato che nel X secolo avanti Cristo le dune costiere – forse per cause naturali, ad esempio a seguito di una mareggiata, o forse per un intervento umano – potrebbero essersi aperte, lasciando entrare le acque del mare nello stagno di Maccarese, incrementando la produzione spontanea del sale.

Per questi motivi, sin dal IX secolo a.C. le paludi saline – sino ad allora inospitali e solitarie – cominciano ad avere una certa frequentazione, da parte degli eredi della cultura villanoviana, che acquistano ormai una nuova coscienza di sé, fino a riconoscersi in un popolo.

Questi nuovi abitatori chiamano se stessi con il nome di Rasna (Rasenna): sono gli Etruschi.

Gli Etruschi emergono dalle nebbie del tempo, con i loro netti tratti distintivi.

Estraggono dalle miniere, coltivano e raccolgono dalla terra, sono grandi accumulatori. Puntano dritti ai porti naturali, gli approdi fluviali e gli snodi delle rotte terrestri, per scambiare quanto hanno ammassato.

Alla guerra preferiscono le alleanze: stringono patti con i più lontani popoli del Mediterraneo e, da buoni vicini, seducono i recalcitranti popoli italici con il fascino irresistibile dei commerci.

Prendono già forma i primi centri urbani, ciascuno dei quali è una città-stato autonoma, con a capo un re: il lucumone. Insieme formano già una confederazione statale.


(articolo aggiornato il 25 Aprile 2023)