Costantino spalanca ai cristiani le porte dell’amministrazione statale e consegna persino le chiavi di Roma a Papa Silvestro. Incomincia il potere temporale della Chiesa.

La Donazione di Costantino è un falso, ma poco importa: prima che qualcuno se ne accorga bisognerà attendere dodici secoli e l’acume dell’umanista Lorenzo Valla (1517).

Partono intanto i cantieri delle grandi basiliche – il Laterano, Santa Croce, San Pietro – ma anche il più discreto business delle basiliche cimiteriali. Sono grandi cappelle funerarie edificate ad corpus, cioè al di sopra delle vecchie catacombe, dove i sepolcri si vendono a tariffe esose: più sono vicini ai martiri e più costano.

Dopo il 337 una basilica cimiteriale sorge anche alla Magliana, sopra le catacombe del martire Felice. Oggi non ce n’è più traccia ma non dev’essere certo una costruzione da poco, se a decorarla viene chiamato il pittore Vero, il più talentuoso dell’epoca.

Chiesa e Impero, dunque, diventano alleati di ferro: l’una sostiene e dà autorità all’altro. E chi non è d’accordo con l’imperatore non è più soltanto un sovversivo, adesso è anche un eretico, un reietto da mettere al bando.

Alla Magliana la caccia all’eretico incomincia nell’anno 356.

È una storia complicata. Per raccontarla al meglio dobbiamo fare un passo in dietro all’anno 325 e tornare in Oriente. L’eretico è un monaco di nome Ario, propugnatore di un cristianesimo semplificato che fa a meno del concetto teologico della Trinità: c’è il Padre, manca lo Spirito Santo e Cristo è soltanto un uomo. Apriti Cielo! Il vescovo Attanasio, animatore del concilio di Nicea, con mano ferma estirpa la mala pianta dell’eresia ariana.

Ario però non è affatto uno sprovveduto. E il nuovo imperatore Costanzo II (337) lo sostiene. A quel punto le parti si invertono e Ario fa incriminare Attanasio per eresia.

Il pover’uomo finisce braccato dalle truppe imperiali ed è costretto a fuggire a Roma, sotto la protezione di Papa Liberio (353-356). Quando l’imperatore lo viene a sapere, senza esitazione, depone Papa Liberio.

Il sostituto si trova in quattro e quattr’otto. È uno sconosciuto prete di campagna di nome Felice, fino ad allora strenuamente impegnato in opere bucoliche “in prædiolo suo qui est Via Portuense”, nel suo campicello alla Magliana, come riporta la Passio Felicis, un’agiografia del VII secolo. Felice accetta suo malgrado e diventa papa, con il nome di Felice II.

Un sempliciotto facilmente manovrabile, crede l’imperatore. Ma non è così. Felice II protegge Attanasio e si oppone all’eresia ariana con inattesa fierezza e acume teologico. Il contadino della Magliana ha scarpe grosse e cervello fino.

A quel punto l’imperatore corre ai ripari e perdona Liberio, nominandolo papa per una seconda volta (357-366). Ed è qui che Papa Felice toglie il disturbo, con dignità e senza proteste, ben contento di tornare al suo campicello. Fino a che, non si sa bene come, viene catturato e muore da martire.

Papa Felice II viene sepolto nelle catacombe del suo omonimo martire Felice (quello ucciso insieme a Adautto) e la vox populi decreta che anche lui, come il primo Felice, è “santo subito”. La venerazione è tale che i Grottoni prendono ora a chiamarsi Ad duo Felices, ai due Felici.

La Chiesa si dimostrerà ingrata con il papa della Magliana. Non solo Felice II non sarà mai proclamato santo, ma sul suo nome aleggerà sempre l’aura sinistra dell’eresia. E il papa della Magliana finirà addirittura relegato nella lista nera degli anti-papi, i papi “eletti per sbaglio”, senza la grazia dello Spirito Santo. Proprio lui, che lo Spirito Santo lo ha difeso con tenacia dalle insidie ariane. Sic transit gloria mundi.


(articolo aggiornato il 2 Marzo 2023)