Nell’ottobre 1856 Papa Pio avvia il cantiere delle ferrovia Porta Portese-Civitavecchia.

C’è un aneddoto curioso. Il Santo Padre non crede che la strada ferrata sarà completata nei tre anni previsti dall’appalto; per questo si spinge a inserire nel contratto una clausola-scommessa che prevede per i costruttori un premio esorbitante – ben un milione di franchi! – in caso di successo.

Allettati dalla prospettiva milionaria, i costruttori, anziché avanzare tratta dopo tratta, aprono in contemporanea 27 fabbriche su tutta la percorrenza di 73 chilometri, su cui lavorano febbrilmente 950 manovali abruzzesi, su turni di notte e di giorno.

C’è però un intoppo: alcune congregazioni religiose si oppongono fieramente all’esproprio dei terreni a ridosso di Porta Portese. La contesa finisce in tribunale, e sembra che le cose andranno per le lunghe. Già dal settembre 1857 viene definito un tracciato alternativo, con un attestamento provvisorio alla chiesina di Santa Passera. Il capolinea di Porta Portese, alla chiesina della Madonna del riposo (oggi slargo di via Ettore Rolli), viene rimandato a tempi migliori.

Viene perfezionato l’appalto per l’acquisto del materiale rotabile: dodici locomotive, 56 carrozze (8 di prima classe, 16 di seconda, 32 di terza) e 157 vagoni merci. Già nel maggio 1858 sono completi i tre viadotti (Rio Magliana, Rio Galeria e Fiume Arrone) e vengono realizzate le stazioni. Vengono posati i binari. Praticamente, nel marzo 1859 mancano solo i binari dell’ultima tratta, tra Santa Passera e Porta Portese.

Il viaggio di collaudo avviene il 25 marzo 1859, alle 6,30 del mattino. È un successo. I primi viaggiatori sono pescatori di Civitavecchia, che in appena tre ore consegnano al Santo Padre il pescato della sera prima. I pesci si muovono ancora.

I costruttori hanno dunque vinto la scommessa: hanno chiuso i lavori in appena due anni e mezzo e incassano il premio milionario. Non si conosce lo stato d’animo di Papa Pio: se amareggiato per l’esorbitante somma che deve pagare, o segretamente compiaciuto, perché il completamento della linea ferroviaria è un suo successo personale.

L’apertura al traffico della ferrata Porta Portese-Civitavecchia avviene il 16 aprile 1859.

Ci sono però ancora dei problemi sull’ultima tratta e si decide di far partire il viaggio inaugurale dalla stazioncina di Santa Passera. La cerimonia si tiene alle 8 e mezza del mattino, con una folla festante accorsa per assistere alla benedizione papale.

Ma a sorpresa manca proprio lui, il papa-ferroviere. Pare che all’ultimo momento Pio IX non si sia fidato a partire per primo – fidarsi della modernità è bene, ma non troppo! – e abbia mandato a impartire la benedizione monsignor Tizzani.

Subito dopo è intonato un Te Deum di ringraziamento, che viene ripetuto più volte, per quasi cinque ore di fila. Pare infatti che la locomotiva San Michele, appena benedetta, si rifiuti di partire. C’è grande ansia tra gli ingegneri. Solo alle 12:50 la locomotiva sbuffante inizia il suo viaggio verso il mare.

E alle 20:15 il treno ritorna, fortunatamente senza altri imprevisti, alla chiesina di Santa Passera.

Il viaggio in treno, comprese le fermate alle stazioni, dura due ore e 30 minuti. Per lo stesso percorso la diligenza a cavalli ne impiega otto. Il biglietto di terza classe costa 85 centesimi di scudo, la metà di una diligenza. Per andare e tornare in giornata è sufficiente il passaporto; per rimanere fuori la notte, invece, occorre un’autorizzazione di polizia.

Col tempo, nel popolino della Magliana, la presenza della ferrovia – che come una lama taglia in due la contrada – diventa una presenza familiare, parte della Magliana stessa. E inevitabilmente, la ferrovia porta con sé anche l’idea di un altrove: con la città di Roma che precede e il mare che segue. La Magliana prende coscienza delle sue coordinate spaziali, come punto mediano tra Roma e il mare. Forse è con la prima corsa del treno, che la Magliana si accorge di esistere.


(articolo aggiornato il 29 Ottobre 2022)