È la mattina del 23 aprile 1891. Il caporale Domenico Cattaneo, ventiduenne del 12° Reggimento Bersaglieri, è di turno alla Polveriera, come capoguardia. Qualcosa non va. Dalle viscere della terra provengono tonfi sordi e piccoli scoppi. Una sentinella risale in superficie, in preda al panico: riferisce l’innesco accidentale di alcune polveri; altre sono in procinto di esplodere.

Cattaneo capisce che non c’è un solo istante da perdere. Manda dei fanti nei casolari vicini, ordinando ai contadini di allontanarsi; altri soldati li manda a bloccare il passaggio sulla via Portuense.

Un ufficiale del Regio Esercito, il capitano Pio Spaccamela (1849-1928), tenta un’operazione coraggiosa. Si cala nelle grotte per disinnescare le polveri. A un certo punto però, trova una porta sbarrata: deve tornare in superficie. Un attimo dopo avviene l’immane deflagrazione.

È un boato interminabile, udito distintamente in tutta Roma.

Dallo scoppio della polveriera Spaccamela esce “orribilmente ferito al capo”; Cattaneo invece rimane sotto le macerie. Ha una gamba maciullata e “con stoica fermezza ne sopporta l’amputazione”. Entrambi saranno decorati con una medaglia d’oro.

L’esplosione fa franare il monte: quattro contadini muoiono sepolti sotto i detriti. L’onda d’urto fa crollare anche il tetto e la parete destra della chiesina di Santa Passera, e manda in frantumi le vetrate della basilica di San Paolo.

Tutt’intorno lo scenario è lunare. I detriti rimarranno lì per anni. Al posto della polveriera rimane un immenso cratere, sul cui fondo oggi c’è piazza Piero Puricelli. La piazza conserva ancora oggi un sinistro nome popolare: la Buca.


(articolo aggiornato il 14 Ottobre 2022)