Sono gli anni magnifici di Papa Leone. I suoi spostamenti verso la Magliana sono simili a parate, con giullari, una pantera e due leopardi in gabbia e persino un elefante bianco di nome Annone, cui il pontefice è affezionatissimo.

Eppure, nuvole basse e sinistre cominciano ad addensarsi sull’orizzonte. Per fare soldi facili Leone si è accordato con l’arcivescovo di Magdeburgo e il banchiere Fugger, per vendere le indulgenze sul territorio tedesco. Qualcuno storce il naso. Qualcuno protesta. Un monaco agostiniano di nome Martin Lutero intraprende radicali predicazioni contro gli eccessi del papato.

Per Leone sopraggiungono anche dei problemi di salute: perde progressivamente la vista e, a causa del sovrappeso, smette di andare a cavallo. Ora devono aiutarlo persino per alzarsi da tavola.

Tra tutte le rinunce, la più dolorosa è non poter più andare a caccia. Leone vi ovvia in parte introducendo nella tenuta la falconeria, una tecnica venatoria basata sull’impiego di rapaci per la cattura in volo di altri uccelli. Con un monocolo da vista segue le acrobazie dei falchi dalla loggia delle benedizioni.

Destina alla falconeria un budget da capogiro – ben 200 ducati al mese – e fa arrivare appositamente alla Magliana un capofalconiere: suo cugino cardinal Franciotto Orsini (1473-1534). La studiosa Anna Cavallaro, passando al setaccio le spese papali, ha ritrovato una nota di pagamento di 200 ducati, con cui Franciotto, nel 1519, realizza una “gàbara”, cioè una voliera per palombi, gazze e aironi.

Del passaggio di Franciotto Orsini alla Magliana rimangono un suo stemma affrescato nello scalone d’onore e più di un chiacchiericcio. Guicciardini nella sua Storia d’Italia adombra velati sospetti sul padrone di casa: “Credettesi ch’ei fusse castissimo; ma si scoperse poi dedito in quei piaceri che, con onestà, non si posson nominare”. L’immancabile Pasquino è più preciso e stila un elenco di ospiti-amanti: il capitano di ventura Galeotto Malatesta, il conte Ludovico Rangoni e altri.

In quel periodo Leone comincia a non volerne più sapere di tornare a Roma e obbliga i funzionari a trasferirsi lì, nel paradiso in terra della Magliana. Agli atti papali si comincia ad aggiungere la postilla “Datum in villa nostra Manliana”, promulgato alla Magliana.

Ed è alla Magliana che Leone matura la decisione di scomunicare Lutero. Da colto umanista, Papa Medici sa comprendere le ragioni del monaco; può persino ammirarne la tenacia. Ma non si capacita dell’impossibilità di trovare un compromesso.

Nel giugno 1520 gli manda un avviso, con la bolla Exsurge Domine. Nella bolla c’è una frase – ancora oggi citata per additare con eleganza un seccatore – che evoca gli ameni paesaggi della Magliana: “Surrexerunt vulpes, quærentes demoliri Vineam”. Ovvero: “E arrivarono le volpi, a devastare la vigna del Signore”.

Lutero legge la bolla e la brucia. Giusto il tempo che la staffetta porti la notizia alla Magliana e il 3 gennaio 1521 Leone lo scomunica, con la bolla Decet Romanum Pontificem.

Leone trascorre l’ultimo anno di vita impegnato in opere bucoliche, lontano dalle questioni spirituali. Tutta la tenuta è interessata da migliorie agrarie. Il nuovo giardino all’italiana è una delizia: nel corso del 1521 vi vengono piantati gelsi, fichi, more e limoni.

Gli ultimi giorni Leone li passa amareggiato dalle cattive notizie: Lutero sta organizzando lo scisma della Chiesa tedesca; l’imperatore Carlo V d’Asburgo non lo sostiene, ma neppure lo contrasta. Alla Magliana scende il gelo. Leone passa ore solitarie nella loggia a scrutare l’orizzonte, nell’attesa che la staffetta porti notizie dalla Germania. Forse prova rimorso per aver scomunicato quel monaco dalla profonda spiritualità.

La staffetta arriva, si inginocchia deferente in piazza d’armi. Leone lo benedice e ascolta. “No, Lutero non si è pentito”, riferisce. Al rientro nei sacri alloggi Leone trema. Accorrono a sostenerlo. Lo trasportano in Vaticano, al consulto di gran dottori. Ha una banale infreddatura, gli dicono: tutta colpa del clima infelice della Magliana. La realtà è che ad appena 46 anni la sua vita, magnifica e bulimica, l’ha già interamente consumato. Si spegne il primo dicembre 1521.

Si spegne anche l’epoca d’oro della Magliana. Inizia il tempo delle orde lanzichenecche.


(articolo aggiornato il 13 Ottobre 2022)