Al castello della Magliana i lavori proseguono.

La cappellina papale, intitolata a San Giovanni Battista, è a pianta quadrata con fondo absidato. Accanto alla cappellina il Sangallo ha posizionato una ridotta, cioè una torre fortificata, destinata all’estrema difesa. Immaginiamo la scena: al segnale di pericolo, il Santo Padre viene accompagnato a raccogliersi in preghiera nella cappellina del Battista, mentre il corpo di guardia respinge – se può! – gli invasori. E se il nemico ha la meglio, allora il pontefice, scivolando da un passaggio segreto, si arrampica da una scala a chiocciola fino in cima alla torre e chiude dietro di sé il chiavistello. E di lì attende al sicuro l’arrivo dei rinforzi.

Ma Papa Giulio è un uomo di azione: non è un uomo che si nasconde nelle ridotte, e soprattutto non ha tempo per contemplare i lavori alla Magliana, impegnato com’è nel progetto di sottomettere l’Italia ai suoi voleri. Il cardinal Alidosi ogni tanto lo raggiunge. E Papa Giulio lo premia ancora, promuovendolo legato pontificio – una sorta di vice-papa – per la città di Bologna.

Alidosi capisce che quella è la sua grande occasione. E anzi balena nella sua testa un pensiero meraviglioso: il prossimo papa sarà lui, è lui il prescelto! Papa Giulio lo sta già mettendo alla prova.

Alidosi arriva a Bologna nel maggio 1508. L’alunno Alidosi svolge con zelo i compiti assegnati dal suo maestro Papa Giulio: in gran segreto prepara l’invasione della Val Padana. Papa Giulio, che nel frattempo si è alleato coi francesi, si appresta a sferrare un colpo mortale alla Serenissima Repubblica di Venezia, portandole via i possedimenti in terraferma. Iniziano le ostilità: gli eserciti dell’Alidosi espugnano a passo di carica prima Parma, poi Piacenza; la sua avanzata è inarrestabile. La battaglia campale di Agnadello (maggio 1509) sconfigge e umilia i veneziani.

Poi a sorpresa, con un improvviso cambio di fronte, Papa Giulio perdona Venezia e muove le truppe pontificie all’attacco dei suoi stessi alleati, i francesi, sbaragliandoli.

La manovra di Papa Giulio lascia spiazzato l’Alidosi, che non ne sa nulla e ha visto incredulo i suoi eserciti muoversi senza aver loro impartito alcun comando. Alidosi, convinto che Papa Giulio abbia preso un abbaglio, contatta i francesi, per ricomporre la pace. Ma non è affatto un errore: Giulio II è un vulcano, che cambia idea con la velocità del fulmine. E così Alidosi, agli occhi del papa guerriero, incomincia ad apparire per quello che realmente è: un allievo pedante e vanesio, che fatica a stare al passo del maestro e lo insegue in controtempo.

Alidosi potrà forse imitare Papa Giulio: ma mai comprenderlo, assimilarlo, superarlo.

I cardinali convocano Alidosi a Roma, per spiegargli come stanno le cose. Alidosi non capisce e soprattutto non si adegua: di ritorno a Bologna continua a tessere relazioni pericolose con i francesi, convinto che Papa Giulio un giorno gliene renderà merito.

A quel punto il comandante pontificio lo scopre e lo arresta per cospirazione.

Una volta informato, Papa Giulio deve prendere una decisione. Sa bene che Alidosi non è un traditore – al massimo è un imbecille! – ma si risolve comunque a confinarlo in solitaria preghiera e meditazione nei palazzi apostolici di Bologna, da cui non può più uscire.

Francesco Alidosi, figlio cadetto del Signore di Imola, ha visto il suo sogno sollevarsi da terra, salire in alto come le aquile e infine schiantarsi al suolo.


(articolo aggiornato il 15 Febbraio 2023)