Nell’anno 1074, nel Fundus Manlianus, viene edificata una nuova chiesina, in titolata a Sanctus Johannes de Maliana. Ricaviamo questa informazione da un atto di concessione del tempo di Papa Gregorio VII, che affida il Fundus Manlianus al monastero di San Paolo fuori le Mura.

Ci portiamo così alle soglie del XII secolo, un secolo di radicale oscurantismo. È il tempo della Prima crociata, contro gli infedeli che occupano la Terra Santa. Papa Urbano II benedice i soldati (1095) e assicura loro che, morendo in battaglia, avranno la remissione plenaria di ogni peccato e l’accesso diretto in paradiso. Gerusalemme viene liberata nel sangue: è un massacro nel nome di Dio. Deus vult, Dio lo vuole.

Sul finire del secolo il Fundus Manlianus passa ai monaci benedettini, che a loro volta girano la proprietà al monastero di Santa Cecilia in Trastevere. Da documenti del tempo emerge che accanto alla chiesina di San Giovanni è ora sorto un nuovo edificio, il Casale Sanctæ Cæciliæ. L’edificio si ingrandisce, fino a diventare un palazzo dall’aspetto urbano, nel bel mezzo della campagna: il Palatium Sancti Johannis de Manliana.

Intanto l’area di Pozzo Pantaleo, frequentata già in età romana, torna ad essere abitata nell’anno 1130. Lo testimoniano alcuni documenti d’archivio della chiesa di Santa Prassede, che riportano che la contrada appartiene allora ad un tale di nome Pantaleo.

Il Catalogo di Torino aggiunge altre informazioni: nella contrada è presente una piccola chiesa, chiamata San Pantaleo fuori Porta Portese. Di questa chiesina però, a parte il nome, non si conosce altro.

Questa chiesina comunque non deve comunque avere avuto una lunga vita. Nella mappa di Eufrosino della Volpaia (1547) la chiesina già non compare più. Al suo posto nella mappa, accanto all’immaginetta di un fontanile, compare il disegno di un tabernacolo della buona via, simili a quelli che ancora oggi, nei paesi, accompagnano i visitatori ad ogni bivio.


(articolo aggiornato il 8 Novembre 2022)