Arriviamo all’anno 382. È l’anno della “Grande confisca” dei santuari pagani. Per il santuario della dea Dia alla Magliana è l’anno della fine. Per Papa Damaso invece è un nuovo inizio: nel Lucus degli Arvali apre il cantiere di una grande basilica cimiteriale.

La Basilica Damasiana riaffiora nel 1868, sotto il piccone dell’insigne archeologo Giovanni Battista De Rossi, che porta alla luce l’ἁψίς (abside) affrescata, poi il presbiterio e il pavimento interamente ricoperto di lastre funerarie.

La lapide sotto l’altare ci ricorda il nome del defunto Elio Olimpio: è lui lo sponsor principale della costruzione, come testimonia l’aggettivo “benemerenti” nel suo epitaffio. Lo scavo prosegue, emergono le navate: quella centrale misura 6 metri e mezzo; le due laterali sono più piccole. All’interno ancora lapidi e lapidi.

Dallo studio degli epitaffi emerge che alla Magliana si vive a lungo, in un’epoca in cui la vita media è di soli 27 anni. Il ricco Aurelio Eutichio muore ottantacinquenne, mentre la defunta Vincenza vive “annos LXXX p.m.”, cioè ottant’anni più (plus) o meno (minus), perché Vincenza a un certo punto si stufa e gli anni smette di contarli. Flavio Verissimo ha un singolare primato: in dodici anni di matrimonio non ha mai contraddetto la moglie Volusia, forse per amore, forse per rassegnazione. Iulio Timoteo muore “decepto a latronibus”, cade nell’imboscata di una “banda della Magliana” di 16 secoli fa.

Ma l’attenzione di De Rossi è presto attirata da una porticina che immette in gallerie sotterranee. Gli si apre un mondo: è l’Introitus ad Martyres, l’ingresso di sconosciute gallerie catacombali. Vi trova intatti ottocento loculi e la cripta martiriale.

Un frammento marmoreo negli eleganti caratteri del calligrafo Furio Dionisio Filocalo gli rivela il nome dei santi titolari: Faustino, Simplicio e Viatrice.


(articolo aggiornato il 25 Febbraio 2023)